OROLOGI SWATCH DA COLLEZIONARE: SWATCH ALLA BIENNALE DI VENEZIA
Gli orologi Swatch hanno segnato alcune tappe importanti della mia vita.
Era uno Swatch il primo orologio che i miei genitori mi hanno comprato, molti altri mi sono stati regalati per i miei compleanni ed era uno Swatch Skin il primo orologio che mi sono comprata da sola. E’ uno Swatch quello che indosso tutti i giorni e che ho al polso ora, mentre scrivo.
Per me gli orologi Swatch sono sempre stati il simbolo del colore e della creatività (uno degli artisti che amo e che ha collaborato con Swatch è stato Keith Haring).
Non mi sono stupita allora di vedere un intero Padiglione della Biennale Arte 2017 dedicato a quattro giovani talenti sostenuti proprio da Swatch e ho ammirato come si fa davanti ad un capolavoro lo swatch da collezione ideato proprio per l’edizione n.57 della Biennale Arte.
Infatti, quando vi ho raccontato la mia opinione sulla Biennale vi ho anche dato 4 buoni motivi per visitarla e il progetto di Swatch era tra questi.
La relazione tra gli orologi Swatch e l’arte nasce con l’azienda stessa, perché sin dal suo esordio la scelta di usare la plastica fu considerato quasi un sacrilegio (pensieri simili a quando esordì Kartell con la produzione di mobili in materiale plastico). Fu naturale allora collaborare con i migliori creativi per aprire nuove strade e possibilità mai sperimentate per un oggetto come l’orologio, che per alcuni è un quasi un culto, ma che finchè non è arrivata Swatch era monocolore.
Uno Swatch in edizione limitata per la Biennale Arte 2017
Ho trovato allora perfettamente naturale vedere alla Biennale Arte 2017 l’installazione monumentale «Giardini colourfall» di Ian Davenport.
Quaranta metri per quattro di puro colore, 200 litri di pittura utilizzata per un’opera che rivive anche in “Wide acres of time”, l’ultimo degli orologi Swatch prodotti in edizione limitata (di questo ne esistono solo 1.966 pezzi).
Il Padiglione Swatch alla Biennale
La presenza di Swatch alla Biennale di Venezia 2017 però non termina qui, perché negli spazi dell’Arsenale, ci sono quattro artisti che sono i protagonisti di “Faces & Traces” e che portano a Venezia il frutto della loro esperienza nello Swatch Art Peace Hotel.
Si tratta del luogo aperto sei anni fa a Shangai per essere un crocevia di persone ed esperienze.
Qui gli artisti provenienti da ogni parte del mondo si fermano alcuni mesi per vivere e lavorare, scambiandosi idee e ispirazioni.
I quattro artisti che ora sono a Venezia si sono distinti per intensità e testimoniano questa capacità di parlare linguaggi diversi e sperimentare nuove collaborazioni.
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Ti ringrazio per la ricchezza di informazioni che ogni volta mi sai dare
Grazie a te 🙂