CARO SPARTACO, LA PERSONALE DI ANNAMARIA GELMI
Nel vasto panorama dell’arte contemporanea ci sono artisti come Annamaria Gelmi che proseguono, senza sosta, un lavoro di ricerca.
Artista internazionale ma poco nota al grande pubblico, Annamaria Gelmi è protagonista di una mostra personale a Milano, di cui Alice Traforti ci racconta tutto in questo post.
La personale di Annamaria Gelmi a Milano
Cari amici,
oggi vorrei raccontarvi della mostra personale di Annamaria Gelmi “caro Spartaco”, già
segnalata nelle mostre di novembre, in corso da LOOM Gallery a Milano (in via Marsala
7, dal martedì al sabato dalle 12 alle 19) e prorogata fino al prossimo 11 gennaio 2020.
La nota che da subito “colore” a tutta l’esposizione è l’aspetto emozionale dichiarato nel
titolo, in aperto contrasto col rigore geometrico delle figure che Annamaria Gelmi lascia a
fluttuare su uno sfondo neutrale.
In verità, è proprio nell’assenza di individualismo che queste opere, realizzate dall’artista
negli anni ’70, ci parlano di un impegno condiviso nella vita e nell’arte a favore dei
diritti dell’umanità e della donna.
Un attivismo che l’artista, dopo il fallimento del ’68 e in pieno clima femminista, sceglie di
esprimere attraverso un linguaggio che non si limita alla denuncia espressiva, ma che
desidera piuttosto porre nuove basi, grazie anche e soprattutto all’arte, per riorganizzare
un’idea di società basata su regole stabili, coerenti e indispensabilmente sotto il segno di
una libertà creativa e rispettosa.
Così, in una ventina di opere, tra disegni tanto tecnici quanto immaginifici su fogli di carta
o lastre di acetato, e sculture in plexiglas trasparente che attivano nuove visioni dell’ambiente circostante, vediamo volteggiare cerchi, quadrati, rettangoli, triangoli e linee
in inattese rotazioni, traslazioni, proiezioni e libere combinazioni delle stesse.
Tutti i segni tracciati da Annamaria Gelmi costruiscono un nuovo “spazio tanto onirico
quanto rigoroso, composto di matematiche sequenze e altrettanto ricco di
improvvisazioni, dove i tratti e le forme rispondo ed evadono allo stesso tempo la
logica costruttiva, sperimentando ritmi visivi che si accorano alle vicende del reale”.
Quello che Annamaria Gelmi disegna è uno spazio ideale condivisibile, dove porre in
atto un futuro più consapevole.
Sul versante opposto, chi si ferma a osservare queste opere non può fare a meno di
chiedersi come possa un quadrato essere leggero e fugace, oppure cupo e immobile,
restando nella sostanza un insieme di elementi lineari, a volte cosparso di un tocco di
colore.
Annamaria Gelmi, in una mia recente intervista, a questa domanda risponde così:
«Partendo da una figura “matrice”, come appunto il quadrato, si svolge sulla superficie
trasparente un sottile reticolo assonometrico o prospettico dal quale emergono, marcate
con tratto più grosso, le parallele secondo una precisa successione di ritmo.
La lastra di acetato o plexiglas su cui è dipinta l’immagine è considerata da me solo come
campo di intervento e non come immagine complessiva, solo supporto dell’immagine la
quale si proietta sullo sfondo (muro, alluminio, specchio) che ne riceve la proiezione
(ombra) e crea così una situazione di carattere ambientale – tridimensionale.
Il resto lo fa la visione dell’osservatore.»
Ecco che lavori costruiti con riga e compasso permettono a ciascun osservatore di
stupirsi, ritrovando la soggettività del proprio punto di vista in un insieme asettico di
formule che aspettano solo di essere vissute.
E Spartaco? “filosofo, sociologo, poeta, letterato, amato marito” rivela il cuore dell’artista
là dove sembra essere pura razionalità: se ogni segno porta con sé le motivazioni del
gesto che lo ha generato, ogni opera diventa un tracciato emozionale dove possiamo
leggere le gioie, le amarezze, le aspirazioni e le contraddizioni della vita di donna, di
moglie, di madre, a cui possiamo infine giustapporre anche le nostre e quelle dell’umanità.
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