LE POTENZIALITÀ DELLA COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL SETTORE CULTURALE
Le potenzialità della comunicazione digitale per il settore culturale sono tante e superano di gran lunga quelle della carta stampata oppure di quella televisiva, soprattutto per chi non ha risorse economiche illimitate, come un museo o un’istituzione culturale.
Oggi voglio riflettere sugli aspetti più importanti della comunicazione digitale, ma spesso ignorati: il ruolo del soggetto che comunica e le potenzialità della comunicazione digitale.
Potenzialità della comunicazione digitale
Spesso il museo oppure l’istituzione culturale che crea un contenuto da pubblicare sui social pensa di essere l’unico veicolo del messaggio. Crede cioè di essere l’unico “motore” che dona, al messaggio da diffondere, la capacità di invadere i canali social.
In realtà chi comunica e pubblica per primo il messaggio è uno dei tanti soggetti che permettono al contenuto di diffondersi. Anzi, non è neppure il più influente e importante tra coloro che portano quel messaggio a diffondersi nel mondo dei social.
In pratica l’istituzione culturale crea il contenuto che poi dovrà trovare il modo di diffondersi in modo efficace.
Nel post in cui spiego i vantaggi della comunicazione digitale ho illustrato, con un semplice disegno, cosa accade quando un museo, una galleria oppure un artista pubblica un post.
Il primo messaggio inizia un percorso che va a intersecarsi con altri profili, che a loro volta possono condividere il messaggio con i loro contatti e così via all’infinito.
Nel caso in cui, all’interno di questo processo di condivisioni, ci sia un cosiddetto “influencer” attivo, la diffusione del messaggio è più rapida, raggiunge una platea di profili più ampia e, di conseguenza, diventa più efficace la diffusione del messaggio.
Se il messaggio iniziale raggiunge un pubblico più grande, maggiori saranno le interazioni, i commenti e tutte quelle azioni che permettono di “misurare” l’interesse o l’efficacia di ciò che si vuole comunicare.
Grandi potenzialità dunque, ma anche grandi responsabilità.
Già, perché se il messaggio viene recepito come ci aspettiamo siamo tutti felici, ma se ciò che l’istituzione culturale ha pubblicato viene accolto dagli utenti dei social in maniera sbagliata si deve far fronte ai commenti negativi.
Quindi attenzione a cosa si racconta!
Chi crea contenuti digitali per il settore culturale deve ricordarsi di essere utile per chi legge e coerente con la comunicazione web del museo o della galleria che rappresenta.
La prima cosa da ricordare è che, se si crea sui social un storytelling bellissimo per una mostra ma il sito internet ufficiale non è aggiornato e non permette di approfondire oppure di recuperare informazioni utili sulla mostra, allora tutta la comunicazione è fallita.
Attenzione, inoltre, a non usare Facebook come un parcheggio di link delle mostre e degli eventi. E’ il tipico uso dei social da parte di chi non ha capito che sui social non si tratta di pubblicare link ma di creare interazioni e una relazione vera con chi segue la pagina.
Le potenzialità della comunicazione digitale per il settore culturale sono enormi solo se si desidera veramente raggiungere il singolo utente e non il pubblico in generale.
L’obiettivo è comunicare con ogni visitatore, che ha la possibilità di compiere molte azioni quando viene raggiunto dai messaggi di un’istituzione culturale.
Cosa può fare ad esempio un utente?
Può mettere un like, commentare, fare domande, criticare, lamentarsi, condividere e lanciare un messaggio alternativo, può chiedere informazioni, può anche scegliere di nascondere il contenuto dalla pagina per non vederlo più.
Pertanto il messaggio iniziale deve essere chiaro, utile ed efficace allo scopo che ci si è posti nel momento in cui è stato pubblicato.
Ma quanti sono le istituzioni culturali e che sono disposte a comunicare veramente?
Nel post che ho dedicato al tema Arte e comunicazione ho intervistato la responsabile marketing del il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, che mi ha spiegato come il museo intende l’uso dei canali social.
Sono curiosa di conoscere, però, altri esempi virtuosi e di leggere nei commenti i profili che mi consigli di tenere d’occhio.
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