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Interviste. Ormai mi conoscete e sapete quanto sia curiosa di conoscere le persone che lavorano nel mondo dell’arte, perché permette di capire meglio cosa ci sia dietro il lavoro di un artista o di una mostra. Per questo motivo ho deciso di dedicare uno spazio speciale ai galleristi, ai curatori ed a tutti i protagonisti del panorama artistico nazionale e internazionale, intervistandoli attraverso il celebre “Questionario di Proust” (ma in una versione rielaborata e pensata proprio per il mondo dell’arte 😉 )
Con piacere vi presento oggi Biagio Carlomagno, presidente della Galleria Arte Maggiore di Roma .
Ringrazio gli amici di Art Post Blog per la gradita opportunità concessami e colgo l’occasione per salutare tutti i lettori ed i visitatori di questo giovane spazio virtuale.
Il tratto principale del suo carattere?
Sono sempre stato disposto a mettermi in gioco per raggiungere i miei obiettivi, senza che la paura di fallire o di non esserne all’altezza mi impedisse di provarci.
Il suo principale difetto?
Direi un pizzico di eccessivo rigore che non mi abbandona mai, anche in quelle situazioni che magari richiederebbero maggiore flessibilità e leggerezza.
La qualità che preferisce in un artista?
A me piace soprattutto conoscere la persona che c’è dietro le opere. Perché nel modo di essere e di esprimersi dell’artista c’è la chiave di lettura della sua Arte. Da essa ne deriva anche la potenzialità di incontrare il gradimento del pubblico ed eventualmente del mercato.
Quindi le qualità che apprezzo di più non sono di ordine tecnico o stilistico (fermo restando che anche queste sono importanti) bensì umano. Sceglierne una in particolare è piuttosto riduttivo: si potrebbe tentare di riassumere tutto dicendo che è essenziale la capacità comunicativa di un artista, più che il mezzo utilizzato per comunicare. Ed essa è anche la sola qualità che non si insegna.
Il difetto peggiore di un artista?
Molti artisti sono spesso completamente ignari di tutte le dinamiche interne al mondo dell’arte. Ciò deriva da un certa pigrizia nel raccogliere informazioni e comprendere tutte le molteplici sfaccettature del nostro ambiente. Questo approccio naif comporta in molti casi l’impossibilità di compiere scelte adeguate per la propria carriera. Un simile atteggiamento è in parte comprensibile, perché in quanto spiriti liberi per definizione gli artisti rivendicano il loro diritto a dedicarsi solo ed unicamente all’ambito creativo della propria attività, ma non è a mio avviso del tutto giustificabile. Sapere ad esempio quali siano i differenti tipi di opportunità e servizi offerti dalle varie gallerie, capire come dovrebbe funzionare un sano rapporto fra artista e gallerista, oppure conoscere i pro ed i contro dei vari eventi espositivi e fieristici, non farebbe altro che aiutare l’artista ad orientarsi in un oceano pieno di squali pronti ad approfittare della sua ingenuità ed ignoranza in materia.
Quindi direi che, seppur tratto comune a molti artisti, il non voler dedicare una parte delle proprie energie alla conoscenza del reale funzionamento del mondo di cui fanno parte rappresenti un difetto che essi pagano spesso sulla propria pelle.
Quel che apprezza in un gallerista?
Non vivere nel passato, non crogiolarsi sui propri successi, mettere sempre in discussione il proprio gusto e la propria cultura artistica in un mondo che non è statico ma in costante evoluzione. Se questa è una qualità apprezzabile in ogni persona a prescindere dal ruolo che occupa, per un gallerista diventa addirittura essenziale. La nostra attività richiede infatti una apertura mentale che deve andare ben oltre le proprie personali convinzioni e giudizi. Bisogna essere pronti a guardare con occhi curiosi a tutti i nuovi contributi, alle nuove correnti che di continuo si sviluppano in giro per il mondo. Diciamo che l’aggiornamento professionale per un gallerista deve essere fatto non una volta l’anno, come avviene negli altri mestieri, ma quotidianamente visitando eventi espositivi, consultando riviste e siti specializzati, seguendo l’evoluzione del mercato.
La caratteristica peggiore di un gallerista?
Da quanto detto sopra deriva che senza una vera e genuina passione per questo mondo è molto difficile rimanere al passo con i tempi ed offrire ai propri artisti un valore aggiunto importante per lo sviluppo delle loro carriere.
Quindi, molto banalmente, posso dire che la cosa peggiore che possa succedere ad un gallerista sia quella di smarrire l’entusiasmo che consente di considerare l’Arte come il primo fra i propri interessi ed hobbies. Nel momento in cui diventa un lavoro come un altro a mio avviso si perde quella energia positiva che fa la differenza nella nostra attività.
La qualità che preferisce in un collezionista?
Preferisco il collezionista che arriva da me e per prima cosa mi dice “Mi parli di questo artista, che tipo è? Qual è la sua storia?”, rispetto a quello che mi chiede subito “Quali sono stati i suoi passaggi in asta?”.
Il principale difetto di un collezionista?
Senza dubbio quello di non coltivare una indipendente ed originale cultura artistica, modellando il proprio gusto unicamente sul giudizio di coloro che sono messi lì apposta per orientarlo.
La sua più grande paura?
In ambito culturale è sicuramente quella di veder sempre più ridimensionato il ruolo dell’Arte nella società contemporanea.
La moltitudine di effimere distrazioni che vengono oggi offerte alle giovani generazioni non mi fa essere molto ottimista al riguardo, dal momento che la superficialità, la frivolezza nei rapporti e nei valori che si stanno affermando mal si sposano con la profonda sensibilità richiesta per avvicinarsi all’Arte, apprezzarla ed eventualmente praticarla.
Il suo sogno nel cassetto?
Sempre in ambito artistico è quello di riuscire ad affermare sempre più la nostra galleria come una realtà aperta e dinamica, che possa affiancare gli artisti emergenti (giovani e meno giovani) più meritevoli in una fase molto complicata della loro carriera, ovvero gli inizi. Non c’è nulla che mi rilassi e mi gratifichi quanto girare per mostre, osservare da vicino il percorso di crescita degli artisti e scovarne il talento. Ed è ciò che voglio continuare a fare fin quando il mio entusiasmo rimarrà intatto.
La città dove vorrebbe vivere?
Questa è facile: Roma. Amo la mia città pur riconoscendone le numerose criticità e la necessità di porvi rimedio.
Siamo tuttavia sempre più ai margini del circolo artistico contemporaneo e questo non facilita certo il lavoro di artisti e galleristi.
Il Paese migliore per fare e vivere d’arte?
Più che di Paesi io parlerei in questo caso di città. Molto banalmente non posso non citare New York e Londra, che rimangono tuttora i poli artistici più dinamici e stimolanti a livello mondiale. Ciò non toglie che le economie emergenti come quella della Cina si stiano affermando velocemente anche in campo artistico, offrendo opportunità e prospettive di crescita pressoché illimitate.
I suoi artisti preferiti, tra quelli del passato?
Capisco il senso di questi giochi, ma mi mettete in seria difficoltà. Vediamo, con la morte nel cuore per tutti quelli che dovrò per brevità tralasciare, dico Velazquez, Delacroix, Manet, Fattori, Boldini, Sargent.
I suoi artisti preferiti, tra quelli contemporanei?
Rockwell, Lichtenstein, Bansky.
L’artista che avrebbe voluto o vorrebbe conoscere?
Eric Hebborn, un personaggio che mi ha oltremodo affascinato da quando sono venuto a contatto con la sua storia.
L’opera che vorrebbe possedere?
Di nuovo, è davvero crudele doverne scegliere una. Così, di istinto, dico “Un bar aux Folies Bergère” di Manet.
Il dono di natura che vorrebbe avere?
Mi sarebbe piaciuto ricevere in dono anche una sola frazione del genio artistico e del talento dei grandi della storia dell’Arte. Sarei curioso di sapere in che modo lo avrei utilizzato.
Come vorrebbe essere ricordato?
Semplicemente come un buon padre, un buon marito, un buon amico.
Se non fosse quel che è cosa avrebbe fatto nella vita?
Nel mio caso è più corretto dire “Se fossi sempre stato quel che sono, cosa non avrei fatto?”. Nel senso che, pur avendo l’Arte rappresentato il filo conduttore di tutta il mia vita, ho potuto dedicarmi professionalmente a questa mia passione soltanto da qualche anno, realizzando in tal modo un sogno che coltivavo da tempo.
Il suo motto?
“Non avere timore di spingerti troppo avanti sui rami: è proprio lì che si raccolgono i frutti”
INFO
Galleria Arte Maggiore
Via di Santa Maria Maggiore n.149 00185 ROMA
LINK
Website: http://www.icreattiviartemaggiore.com/ (sito in fase di ammodernamento)
Facebook: www.facebook.com/GalleriaArteMaggiore
YouTube: https://www.youtube.com/channel/UCgegFBZNAmCumrQUGXgp4AA
I miei complimenti migliori.
Sono un artista che lavora in mezzo alle strade delle città, ho letto e apprezzato con molto piacere l’intervista rilasciata dal dott. Biagio Carlomagno e condivido in pieno il suo pensiero.
Persone con una tale sensibilità e conoscenza dell’arte, in Italia, non c’è ne sono poi molte, in Italia.
Piero.
Grazie, sono in arrivo altre interviste ad altri galleristi.
Sono convinta che siano persone che fanno un lavoro complesso e di cui spesso non si conoscono le sensibilità. 🙂