Padova ha origine antiche.
Secondo i racconti mitologici sarebbe stata fondata dal troiano Anteporre e il suo nome romano era “Patavium”.
Nella realtà è certo che il villaggio paleoveneto che era situato nell’attuale Padova era una dei più importanti snodi dell’Impero nell’area dell’alto Adriatico.
I Giardini dell’Arena, che circondano la Cappella degli Scrovegni e famosi per gli affreschi di Giotto, conservano ancora i resti di un anfiteatro, che venne alla luce solo nel 1881.
Tuttavia, sembra che molta della storia di Padova abbia avuto come centro proprio l’area dei Giardini dell’Arena, quindi se si vuole iniziare un viaggio alla scoperta di questa città si deve partire da qui.
Nel Duecento quest’area era una proprietà della famiglia dei Dalesmanini, che qui risiedevano in un Palazzo.
Nel Trecento il nuovo proprietario, Enrico Scrovegni, modificò l’antico palazzo e costruì una Cappella, che fece affrescare Giotto, il più importante artista del tempo, ma che era accessibile alla cittadinanza.
Dell’antico palazzo non resta traccia, perché venne demolito nell’Ottocento.
Proprio accanto alla Cappella degli Scrovegni si trova il Museo Civico agli Eremitani e che conserva le collezioni archeologiche, medievali e moderne della città.
- L’ultima mostra che ho visitato presso il Museo Civico agli Eremitani è dedicata a Casorati. Leggi QUI il post.
Non si può terminare la visita a quest’area se non si entra nella Chiesa egli Eremitani, che si affaccia sull’omonima piazza.
I frati eremitani si stabilirono qui nel Duecento con un monastero e intrecciando stretti rapporti con l’Università padovana.
La Chiesa è costituita da una navata centrale ampia e conserva al suo interno dei capolavori assoluti della storia dell’arte: gli affreschi di Giusto de’ Menabuoi, le opere di Guariento e soprattutto il capolavoro della Cappella Ovetari di Andrea Mantegna.
L’11 marzo del 1944 la Chiesa subì gravi danni a causa di un bombardamento durante la seconda Guerra Mondiale.
La facciata, l’abside e la Cappella affrescata da Mantegna furono danneggiate e molte opere andarono perdute per sempre, ma un sapiente lavoro di restauro ha permesso di ricostruire gran parte della Cappella Overtari dove le ferite della guerra sono state “riparate” ma non cancellate.