Annibale Carracci e gli affreschi della cappella Herrera

img Cappella Herrera Ricostruzione Foto AlbertoNovelli

ANNIBALE CARRACCI E GLI AFFRESCHI DELLA CAPPELLA HERRERA

Annibale Carracci e gli affreschi della Cappella Herrera sono stati considerati per molto tempo uno dei punti più alti dell’arte del Seicento a Roma.
Tra il XV e il XVIII secolo la chiesa di San Giacomo degli Spagnoli in Piazza Navona fu uno dei luoghi più rappresentativi per la nazione spagnola nella città eterna.

Nel 1602 il banchiere castigliano Juan Enríquez de Herrera (1539-1610 circa), un protagonista della finanza internazionale del tempo, fece costruire nella chiesa la cappella di famiglia, affidandone la decorazione ad Annibale Carracci.
Nasce così l’ultimo grande capolavoro del maestro e una sfida per gli storici dell’arte perchè fu portato a termine dalla sua bottega, costituita dai migliori artisti attivi nella Roma del Seicento.

Annibale Carracci e gli affreschi della cappella Herrera

img Carracci Cappella Herrera

Annibale Carracci nei primi anni del Seicento ricevette la commissione per la realizzazione di un ciclo di affreschi presso la cappella Herrera in San Giacomo degli spagnoli a Roma, ammirata e imitata nel XVII e XVIII secolo e distrutta nel 1830.
L’artista aveva appena completato con successo gli affreschi della Galleria di Palazzo Farnese e ideò l’insieme della decorazione, realizzando i cartoni per gli affreschi. Tuttavia, tra la fine del 1604 e l’inizio del 1605 Annibale fu colpito da una grave malattia che lo costrinse a nominare come responsabile del cantiere il pittore Francesco Albani.

Carracci ideò l’intero ciclo dedicato al santo francescano Diego di Alcalá ed eseguì alcuni degli affreschi, finché nel 1605 lo colpì una grave malattia, dalla quale non si riprese più, che lo costrinse ad affidarne l’esecuzione a Francesco Albani e a un piccolo gruppo di altri collaboratori, tra i quali Domenichino, Giovanni Lanfranco e Sisto Badalocchio.
Carracci, con il probabile intervento degli aiuti, dipinse anche la pala d’altare, ora in una cappella della Chiesa di Santa Maria in Monserrato degli Spagnoli.

Nel XIX secolo la cappella fu smantellata e nel 1830 gli affreschi furono staccati, trasferiti su tela e portati nella Chiesa di Santa Maria in Monserrato degli Spagnoli. Poco dopo furono inviati in Spagna e divisi tra il Museo del Prado a Madrid e l’Accademia Reale Catalana di Belle Arti di Sant Jordi di Barcellona.

Attualmente sette frammenti sono conservati a Madrid, nel Museo del Prado, e nove a Barcellona al Museu Nacional d’Art de Catalunya (MNAC). L’ubicazione dei rimanenti tre frammenti di decorazione, che apparentemente furono depositati nella Chiesa di Santa Maria in Monserrato degli Spagnoli, rimane ignota.

img mostra Cappella Herrera Roma

LA CHIESA DI SAN GIACOMO DEGLI SPAGNOLI

La chiesa e l’ospedale di San Giacomo erano il centro della comunità spagnola a Roma, nota per le cerimonie e le feste, laiche e religiose, che si tenevano a piazza Navona. Qui si celebravano nascite ed esequie dei reali di Spagna.

Fra le prime chiese rinascimentali costruite a Roma, San Giacomo in origine affacciava sulla via della Sapienza, l’attuale corso Rinascimento. Fu il papa spagnolo Alessandro VI Borgia, in vista del giubileo del 1500, a ordinare il prolungamento delle navate e la costruzione di una nuova facciata su piazza Navona. Il suo aspetto esterno è noto grazie alle numerose raffigurazioni, fra cui la celebre Veduta di piazza Navona che Gaspar Van Wittel replicò più volte tra il 1688 e il 1721.

Dalla seconda metà del Settecento, parallelamente al declino politico della Spagna, la comunità iberica si ridusse e iniziò il degrado della chiesa, che agli inizi dell’Ottocento, quasi in rovina, fu chiusa al culto. Con il riassetto urbano del 1936 e l’apertura di corso Rinascimento, San Giacomo fu accorciata di una campata e l’antica cappella Herrera, ormai spogliata di ogni decorazione, divenne l’ingresso della nuova sacrestia.
Conseguenza del degrado della chiesa fu lo smantellamento del ciclo di affreschi di Carracci.

LA DECORAZIONE DELLA CAPPELLA HERRERA (1604-1605) DI ANNIBALE CARRACCI

Nel 1602 il banchiere Juan Enríquez de Herrera, trasferitosi a Roma nel 1568, volle edificare nella chiesa della propria nazione la cappella funeraria per sé e i propri eredi intitolandola al santo al quale attribuiva la miracolosa guarigione del figlio Diego.

Diego di Alcalá, francescano andaluso vissuto nel XV secolo, fu canonizzato nel 1588. L’iconografia del santo era all’epoca del tutto nuova: pochi i riferimenti relativi al suo aspetto e ancora non del tutto stabilito l’elenco dei suoi miracoli. Le fonti lo descrivono come un personaggio semplice, dalla vita priva di eventi clamorosi.
In sintonia con la biografia del francescano e con la nuova concezione della pittura religiosa a Roma alla fine del Cinquecento, Annibale Carracci concepì il più importante ciclo dedicato a san Diego.

L’artista stabilì l’iconografia del santo in maniera definitiva: raffigurò il religioso come un giovane dalla figura slanciata, rappresentando senza enfasi la sua vita modesta e i miracoli da lui operati. Il ciclo fu elogiato dai contemporanei e non a caso interpreti straordinari come gli spagnoli Zurbarán, Ribera e Murillo rimasero fedeli all’iconografia concepita da Annibale, mentre i pittori della sua cerchia, tra cui Francesco Albani e Domenichino, la resero popolare in Italia.

Nonostante l’ideazione sia di Annibale Carracci, il metodo di lavoro della sua bottega rende difficile identificare le diverse mani che hanno contribuito alla realizzazione dell’opera.
La decorazione della cappella fu compiuta in brevissimo tempo ma Annibale si ammalò gravemente durante l’esecuzione e dovette delegare la gestione delle attività al fidato Francesco Albani.
Carracci morì il 15 luglio 1609, appena tre anni dopo la conclusione di questi dipinti.

img ricostruzione cappella Herrera Carracci

PERCHÈ GLI AFFRESCHI DELLA CAPPELLA HERRERA NON SONO PIÙ A ROMA

Il ciclo di affreschi fu subito considerato un capolavoro ma, dopo decenni di progressivo abbandono, all’inizio dell’Ottocento la decorazione di San Giacomo degli Spagnoli fu smantellata.
I diciannove affreschi della cappella Herrera furono rimossi tra il 1833 e il 1836 e depositati assieme alla pala d’altare a Santa Maria in Monserrato, l’altra chiesa romana legata alla corona spagnola.

Nel 1850 gli affreschi, trasferiti su tela, furono spediti in Spagna e suddivisi tra Barcellona e Madrid.
Oggi nove sono custoditi al Museu Nacional d’Art de Catalunya e sette al Museo del Prado. La pala d’altare è rimasta nella chiesa di Santa Maria in Monserrato, mentre di tre affreschi non si conosce l’ubicazione.

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