Mi sono sempre chiesta come gli eventi storici, soprattutto quelli più tragici, influenzino profondamente l’arte. Naturalmente ogni volta che tento di darmi una risposta resto stupita dalla forza con cui l’arte reagisca alla tragicità della vita e in questo post voglio condividere con te le informazioni su un movimento artistico che è nato dalla devastazione lasciata dalla Seconda Guerra Mondiale: mi riferisco all’Arte Informale.
Arte informale è un movimento, che ha segnato la storia culturale del dopoguerra, che ha trasformato il dolore e la sofferenza in un linguaggio espressivo unico. Questo post vuole farti immergere nella complessa evoluzione dell’Arte Informale, esplorandone le origini, i suoi massimi esponenti e le tecniche rivoluzionarie.
Arte informale tra storia e innovazione
La Seconda Guerra Mondiale ha lasciato una cicatrice sull’umanità, sia nei cuori che nelle menti. Ha segnato le città europee, ha distrutto pezzi di storia e ha disgregato famiglie. In questo contesto tragico, l’arte si è distaccata dalla realtà conosciuta, abbracciando una visione più pessimista e individualista.
Gli artisti che si sono trovati a vivere gli eventi bellici e il momento della ricostruzione hanno iniziato a esplorare forme espressive più libere e spontanee, utilizzando l’improvvisazione come metodo per dar forma alla loro arte, rifuggendo da ogni progettualità preordinata.
La Risposta dell’Arte alla Follia Umana
Gli orrori emersi a causa delle atomiche di Hiroshima e Nagasaki, uniti alla scoperta dei crimini di Auschwitz, hanno spinto alcuni artisti a ricercare attraverso l’arte la possibilità di immaginare un mondo diverso, una realtà che si distaccasse dal presente. In questo contesto, l’arte Informale si è assunta il compito di dare voce all’indicibile, di trasformare in significato l’assenza di esso, rendendo evidente che l’artista ha una responsabilità in un mondo che vive una profonda crisi culturale.
In tutto questo l’arte Informale italiana si è sviluppata lungo due direzioni principali: l’una incentrata sul valore del segno pittorico e del gesto artistico, simile all’Action Painting americana; l’altra caratterizzata dall’uso di materiali di scarto e dal colore a olio impiegato in modo denso e materico, con Alberto Burri come figura di spicco.
Queste due direzioni riflettono la necessità da parte dell’arte di ricercare di un linguaggio artistico che potesse esprimere la complessità dell’esperienza umana post-bellica, oscillando tra l’astrazione del gesto e la concretezza della materia.
Lucio Fontana e lo Spazialismo
Lucio Fontana, dal 1947, introduce con il Manifesto dello Spazialismo una visione completamente nuova dell’arte, superando i limiti del quadro per esplorare lo spazio tridimensionale.
I suoi celebri tagli sulla tela non sono semplici atti distruttivi ma gesti carichi di significato, che aprono verso dimensioni inesplorate. Questa innovazione non solo ridefinisce il concetto di opera d’arte ma invita a una riflessione più ampia sul ruolo e sulle potenzialità dell’arte contemporanea.
Alberto Burri e l’Informale Materico
Alberto Burri, trasformando materiali poveri e di scarto in opere d’arte, ha aperto nuove vie espressive all’interno dell’arte Informale.
Le sue “Combustioni” e i “Cretti” sono esempi di come l’arte possa trascendere i confini tradizionali della pittura, invitando a una meditazione sulla natura stessa della creazione artistica e sulla possibilità di trovare bellezza e significato in ciò che è generalmente considerato residuale o distrutto.
Arte Informale potrebbe allora avere un significato che va oltre la definizione di un movimento artistico. L’arte informale, infatti, è una testimonianza potente di come l’arte possa evolvere in risposta a traumi collettivi, diventando uno strumento di esplorazione interiore e di critica sociale.
Attraverso la sua storia e le sue manifestazioni, questo movimento ci invita a considerare l’arte non solo come estetica ma come una forma di dialogo continuo con il mondo, in perpetua ricerca di nuove possibilità espressive.