Hai mai sognato di immergerti nella magnificenza di Vicenza e in particolare della Vicenza rinascimentale?
Ci sono due capolavori a Vicenza, una città gioiello, che possono essere ammirati attraverso un itinerario che promette di essere un viaggio emozionante nella bellezza e nell’arte.
In questo post, ti accompagnerò in un tour speciale che comprende due opere rinascimentali recentemente restaurate, posizionate in una città che interpreta il Rinascimento in un modo unico e sublime.
Bellini e Veronese: due capolavori a Vicenza
Se ami visitare le città partendo dalle opere più belle allora devi scoprire Vicenza ammirando due capolavori realizzati da grandi maestri del Rinascimento italiano: Giovanni Bellini e Paolo Veronese.
Ecco l’itinerario culturale a Vicenza che offre non solo pura bellezza, ma anche un viaggio attraverso curiosità e misteri nascosti dell’arte.
Vicenza si presenta come un palcoscenico che celebra il Rinascimento. Al centro di questo itinerario ci sono due dipinti che incantano per la loro bellezza e il profondo significato: il “Battesimo di Cristo” di Giovanni Bellini, situato nella chiesa di Santa Corona, e la “Cena di San Gregorio Magno” di Paolo Veronese, custodita nel Santuario di Monte Berico.
Queste opere non sono solo espressioni di talento artistico, ma sono anche fonte di interrogativi e simboli nascosti, tipici dell’epoca rinascimentale.
IL BATTESIMO DI CRISTO DI GIOVANNI BELLINI
Questa magnifica opera lignea, creata nei primi anni del Cinquecento, si rivela come una testimonianza del genio di Bellini e del suo tempo. È una rappresentazione ricca di simbolismo, che illustra il battesimo di Cristo con colori vivaci e dettagli minuziosi. Interessante è la presenza di un pappagallo rosso, aggiunto successivamente, che aggiunge un tocco di mistero all’opera.
L’opera venne dipinta da Bellini su incarico di un ricco mercante di tessuti che desiderava rispettare un voto fatto prima di intraprendere un pericoloso viaggio in Terrasanta. Una sorta di sontuoso ex-voto che ancora oggi lascia stupefatti per la bellezza.
Il punto centrale dell’opera è nella figura di Gesù, qui in atteggiamento sottomesso al padre. Giovanni, il Battista, fa scendere l’acqua del Giordano da una posizione che rappresenta il punto centrale tra la colomba dello Spirito Santo e il capo del Figlio. Assistono la Fede, la Speranza, la Carità descritti come dei bellissimi angeli e che forse sono i ritratti delle figlie del committente. I colori delle loro vesti si specchiano sull’acqua del Giordano e si riverberano sul candido perizoma del biondissimo Gesù.
Il paesaggio, con la grotta anticipatrice del sepolcro di colui che è battezzato, unisce ricordi di Palestina alla vicinanza dei colli veneti. Ad assistere all’evento c’è un pappagallo rosso, dipinto non Giovanni Bellini ma in un’epoca successiva. All’epoca, infatti, quel pappagallo era ancora una specie sconosciuta, tuttavia la sua presenza ha interrogato molti studiosi. Perchè inserirlo nel dipinto? Per scherzo o per trasmettere un preciso messaggio?
Questo è uno dei misteri di questo capolavoro.
LA CHIESA CHE CUSTODISCE IL BATTESIMO DI CRISTO DI GIOVANNI BELLINI
La pala con il Battesimo di Cristo di Bellini si inserisce in un altare di una delle chiese più belle e antiche di Vicenza, la domenicana Santa Corona. Il cui nome deriva dalla reliquia della Sacra Spina donata da Luigi IX Re di Francia al Vescovo di Vicenza nel 1261.
L’interno gotico, con presbiterio realizzato da Lorenzo da Bologna nella seconda metà del XV secolo, ospita, oltre al “Battesimo” di Giovanni Bellini, “l’Adorazione dei Magi” di Paolo Veronese, la “Madonna delle stelle” di Lorenzo Veneziano e Marcello Fogolino, la grande pala della “Maddalena e Santi” di Bartolomeo Montagna, la “Madonna con Bambino e Santi” di Giambattista Pittoni.
Nell’abside della chiesa, il coro ligneo, intagliato e intarsiato, opera di Pier Antonio dell’Abate è spettacolare. Poi ci sono gli affreschi quattrocenteschi di Michelino da Besozzo della Cappella Thiene. Da non mancare una vista alla cappella della famiglia Valmarana, opera di Andrea Palladio, che la tradizione vuole sia stato sepolto proprio in questa chiesa, prima che i suoi resti fossero trasportati nella monumentale tomba nel cimitero cittadino.
Da notare prima di uscire anche lo scenografico Altare Maggiore e all’imponente Cappella del Rosario.
LA CENA DI SAN GREGORIO MAGNO DI PAOLO VERONESE
Situata nella Basilica di Monte Berico, questa straordinaria tela di Veronese è un esempio di grandiosità sia nelle dimensioni sia nella maestria artistica. Raffigura un atto di carità con una ricchezza di dettagli e colori che lasciano il visitatore senza parole. Interessante è notare come l’opera abbia subito diverse vicissitudini nel corso degli anni, inclusi danni e restauri.
Veronese dipinge quest’opera grandiosa per il grande refettorio dei monaci nel 1572.
La “Cena di San Gregorio Magno” è l’unica delle tre Cene del grande maestro a essere visibile nel luogo per la quale era stata concepita. Le altre due sono oggi conservate presso due importanti musei: una è possibile ammirarla visitando il Museo del Louvre e l’altra si trova presso la Pinacoteca di Brera.
Il dipinto, di dimensioni monumentali (cm 4,45 x 8,78 per un totale di circa 39 mq), è considerato uno dei capolavori della maturità del Veronese. Una elegante quinta accoglie i 12 pellegrini ospiti d’onore della cena di San Gregorio. La tradizione vuole che il pittore si sia ritratto nella figura vestita di giallo, rappresentata di spalle, mentre il committente dell’opera, frate Domenico Grana, zio dell’artista, comparirebbe in abito talare alla sinistra della scena principale.
L’opera, nel 1811, venne trafugata dai soldati napoleonici per essere inviata alla Pinacoteca di Brera, dove restò per sei anni prima di essere restituita a Vicenza. Il 10 giugno 1848, durante la prima guerra d’Indipendenza, le truppe austro-ungariche usarono le loro baionette per tagliare la tela in 32 pezzi. Fu lo stesso imperatore a finanziarne il restauro e a restituirla al refettorio di Monte Berico. Da qui, nel 1916, partì per Firenze per allontanarla dal vicino fronte di guerra.
La Cena veronesiana non è l’unico capolavoro d’arte custodito nel Santuario retto dai Servi di Maria e meta continua di pellegrinaggi.
LA BASILICA CHE CUSTODISCE LA CENA DI SAN GREGORIO MAGNO DI PAOLO VERONESE
La Basilica in cui si trova l’opera di Veronese sorge sulla collina di “Monte Berico”, alta poco più di 140 metri, e questo edificio è stato eretto nel punto in cui la Vergine apparve a Vincenza Pasini, una donna che portava cibo al marito che lavorava sul colle. La Madonna promise alla donna la fine della peste, che stava flagellando la città , e chiese che in quel luogo le fosse dedicata una chiesa.
Già nel 1428, in pochi mesi, sorse la prima chiesetta tardogotica e un piccolo cenobio per ospitare una comunità religiosa dedita all’accoglienza dei pellegrini. Da allora il Santuario, unito alla città da una scalinata coperta, si è andato ingrandendo e rinnovando, per opera di diverse generazioni di architetti, tra i quali lo stesso Palladio.
ARCHITETTURA RINASCIMENTALE A VICENZA
Oltre alle opere d’arte, Vicenza è famosa per le sue architetture rinascimentali, in particolare quelle di Andrea Palladio e Vincenzo Scamozzi. La città è un vero e proprio museo a cielo aperto, con edifici e monumenti che rappresentano il meglio dell’architettura rinascimentale. Da non perdere sono il Teatro Olimpico, la Basilica Palladiana, e la celebre Rotonda di Palladio, che offrono una visione completa dell’eredità architettonica della città.
Vicenza offre un’esperienza culturale ricca e immersiva, unendo arte, storia e architettura in un itinerario unico. È una destinazione che non solo soddisfa gli occhi, ma che arricchisce anche l’anima, invitando i visitatori a scoprire i misteri e la bellezza del Rinascimento italiano. Ti aspetta un viaggio indimenticabile nel cuore della storia dell’arte. Sei pronto a partire?