FABIO BIX, L’ARTISTA CHE SALVERÀ IL MONDO CON L’IRONIA
L’obiettivo di Fabio Bix è quello di diventare il più grande scultore del mondo e di tutti i tempi. Ce la farà?
Solo il tempo potrà dare risposta a questa domanda, per il momento l’artista ci illude che le carte da poker siano scolpite dal vento e si diverte a creare sculture monumentali con dei fazzoletti, giocando con le proporzioni.
Le opere di Fabio Bix sono ironiche e mostrano il mondo secondo nuove prospettive. Per questo ho deciso di intervistarlo 🙂
Intervista a Fabio Bix
Caterina Stringhetta: Dando un’occhiata al tuo sito web la prima cosa che si nota è che sei un artista poliedrico. Scrittore, musicista, fotografo e molto altro.
Che definizione si adatta meglio al tuo lavoro?
Fabio Bix: Oddio… per quanto riguarda il “musicista”, direi che in vita mia ho suonato solo i campanelli, i clacson e le parole. Già, sì: in ambito creativo, la materia che per prima e più ho manipolato è la parola. Due libri di narrativa, due libri d’artista, altri 4 o 5 nel cassetto, articoli su quotidiani e riviste, testi teatrali e il resto mancia. Senso del ritmo e musicalità erano esigenze estreme e naturali al contempo. Anche nel passaggio all’arte visiva – avvenuto a fine 2007 – la parola è, non di rado, rimasta matrice. É il caso della serie “c’Arte da gioco”, in cui ho giocato con le carte da poker a modo mio: TYPHOON – finalista al Premio Arte Mondadori nel 2018 – è il mio tentativo di scolpire il vento, o, anche, “Mosaico Tree-dimensionale”, albero alto 2,40 Mt, ossia 5 mesi passati a incastrare più di 4 mila carte. Ma ho manipolato anche le scarpe, dove ho scoperto volti, e la pastasciutta, che siccome non cucino mi era scaduta e ci ho cucinato dei disegni tridimensionali. Mi chiedi una definizione… Nonostante sia lentissimo – ci
ho messo 30 anni a diventare bambino – direi che “cre-attivo” descrive bene l’attitudine a
esprimermi in diverse forme e modalità.
E il mio lavoro lo definirei così: uso l’arte come grimaldello per scardinare il “finito” – il già definito – in favore di altre possibilità di sguardo e percezione.
Caterina Stringhetta: L’ironia è un elemento importante nelle tue opere. Come nascono le idee per i tuoi lavori?
Fabio Bix: Se sapessi come e dove nascono le idee mi attrezzerei per aprire un’azienda agricola di idee, con coltivazione biologica e differenziata d’idee da applicare alle varie arti della vita.
Invece, purtroppo e per fortuna, le intuizioni seguono percorsi imperscrutabili e non c’è verso di poterle indurre o chiamare al momento del bisogno. Tipo: un giorno, guidando, vidi un cartello pubblicitario con scritto “Intensilia”; che figata!, mi dissi: un mondo dove tutto si vive più intensamente! Un’ora dopo ripassai davanti al cartellone pubblicitario e mi accorsi che c’era scritto Utensilia – era forse la pubblicità di una ferramenta – ma nel frattempo la mente era già partita per un viaggio che è divenuto un romanzo vertiginoso in quanto a invenzioni linguistiche, intreccio con salti nel tempo, personaggi mirabolanti che io stesso, rileggendolo anni dopo, mi son chiesto da dove diavolo mi fossero venuti.
In “Intensilia – favoloso romanzo in stile jazz”, c’era la storia d’amore tra Frizzetta e Pigreo, delle rispettive – e non rispettabili – famiglie Mio e Miei, produttrici di formaggi, le cui origini della discordia risalivano a Conta e Dino che sposarono Dina e Mite, che ebbero i figli Casino e Babele, che… Vabbè è una storia lunga. E inedita. Chissà, magari un giorno verrà pubblicato.
Caterina Stringhetta: Il tuo ultimo progetto si intitola “Omnia Alia Sunt”, una serie di fotografie in cui appaiono delle sculture realizzate con dei fazzoletti ma che sembrano veri e proprio monumenti. In queste fotografie il reale e la finzione si confondono. Come è nata questa idea?
Fabio Bix: Mi chiedevi prima come nascono le idee. Omnia Alia Sunt si aggancia e stacca dal progetto Voloaraso, in cui per un anno fotografai gli scarti dei marciapiedi scoprendovi una cosmogonia di elementi figurativi sorprendenti. Fra questi c’è uno scatto dove pare di scorgere una scultura marmorea ricordante La Pietà. Di fatto era carta modellata dalla pioggia.
A distanza di 5 anni rividi quello scatto e pensai: e se provassi a farle io le statue? Da lì ha inizio il percorso e le sperimentazioni che mi hanno portato a NY, Roma, Parigi, Venezia, armato di un finto piedistallo marmoreo (legno dipinto), fil di ferro e dei semplici fazzoletti di carta, coi quali provo a fare statue che sembrano realistiche giocando di proporzioni con l’architettura e con la gente alla giusta distanza. Nei video realizzati a NY e Roma da Carmelo Puglisi (è in lavorazione quello di Parigi) si può ben comprendere il processo creativo che ha nella fotografia la sua sintesi finale, ma che è risultante di un processo più complesso.
Vi è la componente del caso, indotta e veicolata. É un procedimento alchemico dal risultato non calcolabile né determinabile.
E dici bene: reale e finzione si confondono. Quello della finzione è uno dei concetti principali di questo progetto. C’è un filo conduttore che lega questo alle serie precedenti. In fin dei conti, come dicevo prima, nelle scarpe ho scoperto volti, con le carte da poker ho scolpito il vento, ho composto la Danza Asciutta con la pastasciutta; ergo: ogni cosa è, o può essere qualcos’altro. Ma nei progetti precedenti si trattava di uno sguardo aperto a ventaglio, una sorta di moltiplicatore di possibilità di visione e percezione del mondo. Anche con l’ultimo progetto vale il concetto che ogni cosa è qualcos’altro – Omnia Alia Sunt, appunto – solo che qui mostro l’altra faccia della medaglia, ossia che, a volte, quello che credi essere reale non lo è.
E, in tempi di proliferanti fake news, mi pare sia un tema piuttosto attuale…
FABIO BIX: TUTTE LE INFORMAZIONI PER SEGUIRE IL SUO LAVORO
Tutte le informazioni sui progetti di Fabio Bix le trovi nel suo sito www.fabiobix.it , dove si trovano anche i link alle sue pagine social (Facebook e Instagram).
L’artista è anche presente su Vimeo, dove si trovano i video dei suoi ultimi progetti, tra cui trovo particolarmente interessante quello in cui descrive il progetto “Omnia Alia Sun” e il processo di realizzazione – Omnia Alia Sunt in New York – Fabio Bix
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