Il Rinascimento è quel periodo della storia, della cultura, della politica e dell’arte occidentale, che va dalla fine del trecento alla metà del cinquecento. Si tratta di un periodo caratterizzato da un clima di rinascita dell’arte italiana e di cambiamento, che vede la nuova società urbana conquistare una concezione della vita più libera e fondata sull’idea che l’uomo può essere il soggetto della propria storia e del proprio destino. Ma chi è che introduce il concetto di Rinascimento?
In questo post ti portò alla scoperta dell’origine del termine Rinascimento e del suo significato introdotto da colui che ha scritto il primo libro di storia dell’arte: Giorgio Vasari.
GIORGIO VASARI E IL RINASCIMENTO
Il termine Rinascimento viene proposto per la prima volta da Giorgio Vasari, pittore, architetto e storico dell’arte nel Cinquecento.
Nel suo celebre libro intitolato “Vite dei più, eccellenti pittori, scultori e architettori italiani, da Cimabue insino a’ giorni nostri”, conosciuto semplicemente come “Le Vite” e ancora oggi in commercio, Vasari fa un chiaro riferimento al concetto di Rinascimento.
Pubblicato nel 1550, il trattato di Giorgio Vasari è considerato il primo libro di storia dell’arte che sia mai stato scritto ed è una fonte importantissima di notizie biografiche di quegli artisti che erano attivi tra il Medioevo e il Rinascimento. Attraverso il suo fondamentale trattato “Le Vite”, Vasari non solo ha delineato i confini di questo periodo, ma ha anche influenzato profondamente la percezione e la comprensione dell’arte e degli artisti dal Medioevo fino al suo tempo.
Vasari narra gli sviluppi dell’arte e i rapporti tra gli artisti con grande enfasi letteraria, forse diffondendo anche delle notizie non veritiere per arricchire il racconto. Tuttavia il libro di Vasari ha influenzato il giudizio su opere e artisti fin quasi a tutto il XIX secolo e ancora oggi questo trattato è considerato un testo fondamentale. In un certo senso Vasari paragona il Rinascimento all’età classica, identificando nei due periodi i momenti di massima espressione della creatività umana. Tra i due momenti ci fu un periodo considerato meno “brillante”: l’età medievale.
Nelle Vite, Vasari indica Cimabue e Giotto come gli artisti che hanno dato avvio ad una rinascita dell’arte che, per tappe successive, è giunta al suo massimo splendore nel Cinquecento e che avrebbe concluso la sua parabola con le opere di Michelangelo Buonarroti, l’artista che secondo Vasari è da considerarsi come il più bravo nella tecnica pittorica.
Grazie al racconto delle vite dei singoli artisti, Giorgio Vasari descrive lo sviluppo dell’arte italiana dal XIII secolo fino ai suoi tempi, distinguendo tre periodi stilistici ben precisi:
- La “prima maniera”, da Giotto a Cimabue, quando la pittura comincia a riproporre il vero;
- La “seconda maniera”, che corrisponde al primo Rinascimento, a cui appartiene la produzione di artisti come Brunelleschi, Donatello e Masaccio, che hanno intrapreso le prime sperimentazioni della prospettiva;
- La “terza maniera”, definita anche “maniera moderna”, ovvero lo stile di artisti come Leonardo, Bramante, Raffaello, Tiziano e Michelangelo.
Questa suddivisione in tre periodi stilistici è durata per tutto il Settecento e buona parte dell’Ottocento, influenzando anche la definizione del periodo precedente a quello rinascimentale, ovvero il periodo medievale, indicato come l’età di mezzo, quella parte della storia dell’arte cioè compresa tra due epoche con caratteristiche simili: l’era classica e il Rinascimento.
La suddivisione stilistica proposta da Vasari, con le sue tre maniere, ha offerto una struttura interpretativa che ha retto per secoli e continua ad essere un punto di riferimento essenziale per storici dell’arte e appassionati. Comprendere il contributo di Vasari significa apprezzare l’importanza di un’opera che ha modellato la nostra visione del Rinascimento, celebrando le vite e le opere dei grandi maestri che hanno plasmato questo periodo d’oro della cultura occidentale.