VITA E OPERE DI GIULIO ROMANO
Vita e opere di Giulio Romano, che da Roma si trasferì a Mantova diventando uno degli artisti più importanti del Cinquecento.
In realtà la carriera artistica di Giulio Romano era già in ascesa a Roma.
Fu l’allievo prediletto di Raffaello Sanzio e anche il più talentoso, tanto da ereditare la bottega del suo maestro e da portare a termine le importanti opere rimaste incompiute dopo la morte prematura di Raffaello.
Tuttavia, il destino aveva previsto per Giulio Romano una vita lontano da Roma, ma non per questo meno ricca di opportunità.
Tra le cose da vedere a Mantova c’è sicuramente Palazzo Te e l’ho anche scritto nel post dedicato alla Capitale italiana della cultura 2016.
Il Palazzo, commissionato da Federico II Gonzaga, è il capolavoro dell’architettura manierista perchè il progetto di Giulio Romano ha trasformato le scuderie dei Gonzaga in una villa sontuosa. Ma Palazzo Te non è la sola opera che l’artista ha lasciato a Mantova.
Ecco la lista dei suoi capolavori.
Vita e opere di Giulio Romano
Quando andrete a Mantova a vedere Palazzo Te fermatevi un momento proprio all’ingresso e prima di iniziare la vostra visita cercate di immaginare di trovarvi al tempo dei Gonzaga per capire cosa significasse realizzare un edificio che doveva suscitare meraviglia nei suoi ospiti.
All’ingresso troverete anche un po’ della storia del suo creatore: vita e opere di Giulio Romano.
NASCITA ED ESORDI DI GIULIO ROMANO
La data di nascita di Giulio Pippi, detto “Romano” per ricordarne la città di origine, non è certa: 1499 oppure 1492.
Entrato giovanissimo nella bottega romana di Raffaello, Giulio collabora alle opere del maestro che gli affida un ruolo importante nella sua bottega.
Dotato di grande abilità grafica, Giulio fa proprio l’insegnamento di Raffaello anche in architettura e dopo la morte del maestro, nel 1520, Giulio si qualifica come il più brillante erede della maniera di Raffaello.
GIULIO ROMANO A MANTOVA
Nel 1524 si trasferisce presso la corte mantovana di Federico II Gonzaga (1500-1540), ottenendo il monopolio sulle imprese architettoniche e decorative.
Oltre a realizzare e decorare Palazzo Te (1525-1535), ristruttura e decora l’appartamento di Troia a Palazzo Ducale (1536-1539), dove progetta anche il Padiglione della Rustica.
Nominato nel 1526 Prefetto delle fabbriche dei Gonzaga e Superiore delle strade di Mantova, si dedica alla direzione di una vasta bottega in grado di tradurre in stucchi e dipinti i suoi disegni.
La sua fama gli procura incarichi a Verona, Parma, Modena, Reggio Emilia, Ferrara, Milano, Vicenza.
Secondo il Vasari solo la morte, avvenuta nel 1546, gli impedisce di diventare architetto della fabbrica di San Pietro a Roma.
PERCHE’ GIULIO ROMANO SI TRASFERISCE DA ROMA A MANTOVA?
Leggendo le vicende della vita di Giulio Romano mi sono chiesta come mai un’artista come lui, che aveva ereditato la bottega di Raffaello Sanzio e che aveva la possibilità di lavorare con papi, principi, cardinali e sovrani di tutta Europa, decise di lasciare Roma per Mantova.
Sembrerebbe una sorta di ritiro in una zona poco centrale o comunque estranea ai grandi traffici commerciali e diplomatici del tempo.
In realtà Mantova, all’epoca, non era così isolata ma certamente non era Roma.
La risposta probabilmente risiede in una serie di disegni, detti “Modi”, che Giulio Romano realizzò nel 1524 e che costituiscono il primo caso, in Italia, di rappresentazioni di sesso esplicito e accompagnate da sedici sonetti di Pietro Aretino.
In pratica l’artista creò sedici incisioni in cui descrisse altrettante posizioni sessuali senza però che i protagonisti siano divinità dell’Olimpo e senza alcun riferimento alla mitologia.
Le incisioni crearono un grande scandalo e su ordine di Papa Clemente VII furono bruciate.
Andando a verificare le date della biografia di Giulio Romano, il 1524 è l’anno di pubblicazione dei “Modi” ma è anche l’anno del trasferimento dell’artista a Mantova.
Un caso?
Probabilmente no, anzi si trattò di un allontanamento di Giulio Romano da Roma aspettando che la situazione si calmasse. Infatti,, l’artista aveva previsto di fermarsi poco a Mantova, ma alla fine l’incontro con la personalità esuberante di Federico II Gonzaga fu provvidenziale.
Giulio Romano e Filippo II evidentemente avevano molto in comune e all’interno di Palazzo Te non è raro trovare negli affreschi riferimenti espliciti all’amore carnale.
Giulio Romano non se ne andò più da Mantova e, grazie al suo illustre committente e protettore, riuscì a realizzare molte opere che ancora oggi possiamo ammirare.
OPERE DI GIULIO ROMANO
Ho scritto un post, che ti consiglio di leggere, per conoscere quali sono le opere di Giulio Romano a Mantova: un itinerario
LEGGI ANCHE – Musei Mantova: i musei che raccontano la storia di Mantova
quando ero ragazzino il mondo lo vedevo minaccioso grande e potente e l’italia bella fragile e da custodire poi crescendo mi resi conto che era tutto il contrario e i mattoni che servirono a edificarli erano uguali per tutte le nazioni ma il collante spirituale era diverso nazione per nazione e il nostro collante spirituale si chiamava – giulio romano – raffaello s..- michelangelo b. – leonardo da vinci – antonello da m. – tiziano – bramante – sangallo – giorgione – tiziano – correggio – veronese – e altri 2000 nomi stellari poi la fisica molecolare un nome per tutti enrico fermi – la cibernetiaca e i computer con adriano olivetti – e per chiudere e rimanere in tema palazzo te con la caduta dei giganti di giulio romano in mantova mi rende orgoglioso di tutto questo punto .italia@madredelmondo
Un commento ermetico il tuo, ma denso di significato.
Il nostro collante spirituale è stato grandioso in passato e lo è ancora. Si possono vedere tanti posti belli, ma un concentrato di bellezza, talento e creatività come in Italia non si vede da nessuna parte 😉
Peccato però che oggi siamo solo nanerottoli che si accontentano di vivere sulle spalle di antichi giganti.
Spiegati meglio.