IL BAR ALLE FOLIES-BERGÈRE DI MANET: DESCeRIZIONE, ANALISI E CURIOSITÀ
A cosa sta pensando la cameriera ritratta nell’opera il bar alle Follie-Bergère di Manet e cosa sta osservando realmente davanti a sé?
Mi faccio spesso queste domande quando osservo l’ultimo grande capolavoro di Manet ed è proprio questo il fascino di questo dipinto. Il fatto che racconti una storia che ciascuno di noi può immaginare e costruire.
D’altronde noi, che osserviamo, siamo protagonisti dell’opera. Manet ci ha voluto lì, dentro il Il bar alle Follie-Bergère ad osservare la cameriera, che forse attende che noi le rivolgiamo la parola.
Il bar alle Follie-Bergère di Manet è stato l’ultimo quadro che Manet ha esposto al Salon, nel 1882. Certamente è stato l’ultima grande opera dell’artista, che con questo dipinto ha lasciato al mondo il suo testamento artistico.
In questo post trovi l’analisi, la descrizione e qualche curiosità sull’opera.
Il bar alle Folies-Bergère di Manet
DESCRIZIONE E ANALISI DELL’OPERA IL BAR ALLE FOLIES-BERGÈRE DI MANET
L’ambientazione parigina, l’uso equilibrato del colore nero, la presenza di una natura morta straordinaria, la composizione assolutamente perfetta.
Queste sono le caratteristiche del bar alle Follie-Bergère di Manet, il suo ultimo dipinto importante e suo testamento artistico.
In questo dipinto, realizzato tra il 1881 e il 1882, ci sono tutte le caratteristiche della pittura di Manet. In particolare quella capacità di rappresentare la psicologia dei soggetti ritratti che, in quest’opera, è un gioco di specchi tra gli occhi della cameriera, che sembra in attesa, e chi osserva, noi.
SIGNIFICATO DEL BAR ALLE FOLIES-BERGÈRE DI MANET
Ad un primo sguardo il bar alle Follie-Bergère di Manet sembra la descrizione di una scena di vita quotidiana all’interno di un locale pubblico.
La cameriera sembra assorta nei suoi pensieri e con lo sguardo rivolto a noi, che la osserviamo cercando di interpretare i suoi pensieri. In realtà noi osservatori possiamo intravedere, grazie allo specchio alle sue spalle, il locale affollato e pieno di clienti.
Forse la cameriera è in attesa che un cliente si avvicini al bancone per ordinare qualcosa da bere?
Osservando più attentamente, però, ci accorgiamo che a destra lo specchio ci restituisce il riflesso di un uomo col cilindro.
Il riferimento al gioco di specchi ricorda un’altro capolavoro in cui la realtà non è quella che appare. Si tratta de las meninas di Velàzquez, che Manet conosceva bene perchè l’artista dedicò la sua vita all’arte ma anche allo studio approfondito dei maestri del Seicento spagnolo, oltre che del Rinascimento italiano.
Lo sguardo della ragazza però nasconde una malinconia che ci fa apparire quel luogo, quell’affollato caffè concerto parigino per quello che è: un luogo in cui pieno di fumo, di chiacchiere e risate.
Suzon, la cameriera avrebbe solo voglia di andarsene e di rifugiarsi in un luogo silenzioso, un luogo in cui risposarsi.
CURIOSITÁ suL BAR ALLE FOLIES-BERGÈRE DI MANET
Osservando questo dipinto viene subito da chiedersi se l’artista abbia inventato la scena oppure se si sia ispirato a un locale vero e proprio. In realtà il bar alle Follie-Bergère di Manet è esistito veramente.
Si trattava di un caffè concerto famoso nella Parigi della seconda metà dell’Ottocento, frequentato da una moltitudine di persone ogni sera, punto di incontro e divertimento della città.
Manet ha rappresentato sul bancone di marmo del bar alcune bottiglie di champagne e di birra, su un’alzata alcuni mandarini in una composizione che da sola è una natura morta meravigliosa, e infine due rose in un calice.
La firma di Manet si trova nella bottiglia rossa a sinistra.
La cameriera ritratta da Manet si chiamava Suzon e fu ritratta dall’artista anche in altre occasioni.
PER SAPERNE DI PIÙ SU MONET TI CONSIGLIO
- Di leggere la scheda dell’opera sul sito del Courtauld Gallery di Londra.
- Di guardare il docu-film “Manet” dedicato all’arista e alle sue opere.