BOLDINI E IL MITO DELLA BELLE ÉPOQUE
Giovanni Boldini e la Belle Époque, i salotti, le nobildonne e la moda sono gli elementi di un pezzo della storia dell’arte e insieme del costume e della moda.
Osservando le opere di Boldini, infatti, si viene catapultati in un mondo fatto di letteratura e moda, musica e lusso, arte e bistrot.
Ecco chi era, davvero, Boldini: un ragazzo della provincia padana venuto dal basso, finito nei salotti dell’alta società, nel cuore pulsante della civiltà e di un’epoca che lo avrebbe consacrato quale uno dei suoi più iconici protagonisti.
Boldini e il mito della Belle Époque
Boldini lo stregone, Boldini il fauno, Boldini il pittore!
Questo e molto altro era quell’omino insolente dall’accento italiano che passeggiando per Parigi, da sotto la bombetta, guardava chiunque dall’alto in basso, ricambiando un saluto con una smorfia di distaccato disappunto.
Lui, figlio del modesto pittore-restauratore Antonio, sapeva cosa fosse il disagio, avendo provato sulla sua pelle l’umiliazione della miseria, di quel corpicino striminzito compreso in un solo metro e cinquantaquattro di altezza. Lui che da giovane non era stato considerato un buon partito per il suo unico grande amore, Giulia Passega, andata in sposa a un giovanotto di buona famiglia, impiegato alla prefettura.
Giovanni Boldini era un ragazzo di provincia che però sapeva cogliere l’essenza del tempo in cui viveva.
Le sue opere sono delle fotografie della Belle Époque e le donne erano disposte a tutto pur di avere un suo ritratto. Posavano per ore, a volte per giorni, sedute di fronte al cavalletto dell’artista, parlando di tutto e Boldini non si stancava di fare le domande più sconvenienti, arrivando a comprenderle profondamente e cogliendone lo spirito, scrutandone l’anima.
Farsi ritrarre da Giovanni Boldini significava svestire i panni dell’aristocratica superbia di cui era dotata ogni gran dama del tempo. Occorreva stare al gioco e accettarne le provocazioni, rispondendo a tono alle premeditate insolenze ma, infine, concedersi, anche solo mentalmente, facendo cadere il muro oltre il quale si celavano profonde fragilità.
Dopo giorni di pose immobili, conversando e confessandosi, durante i quali Boldini poteva anche permettersi il lusso di perdere tempo tracciando svogliatamente qualche segno sulle pagine di un taccuino, quando la confidenza era divenuta tale da addolcire gli sguardi e talvolta esplodere perfino nel pianto liberatorio e più spesso in atteggiamenti nevrotici o eccitati fino alla follia, ecco che solo allora scattava la scintilla dell’artista. Boldini coglieva al volo l’attimo, quel momento unico in cui un’occhiata più sincera rivelava lo stato d’animo della donna che aveva di fronte.
Giovanni Boldini ritraeva le sue donne un attimo prima che la loro bellezza appassisse per sempre. A volte, come uno stregone, raccoglieva il ricordo di ciò che quelle donne erano state e restituiva loro un attimo di eterna primavera.
Ritraendo le sue donne, Boldini rappresentava un’epoca: la Belle Époque.