Continua il viaggio attraverso i Percorsi del Paesaggismo grazie a St-ART, che ci accompagna alla scoperta di un’opera, di un artista e di dettagli incredibili.
Dopo il post dedicato a Tiziano, oggi vi invito a soffermarvi ad osservare uno struggente capolavoro di Caspar David Friedrich.
PERCORSI DEL PAESAGGISMO
Caspar David Friedrich (1774 – 1840) “Abbey in the oak forest / Abbazia nel querceto” (1810), oil on canvas, 110.4 x 171 cm, Alte Nationalgalerie, Berlin.
Artista contraddistinto da una singolare malinconia, probabilmente in parte collegata ai tragici eventi accaduti nella prima parte della sua vita (nell’arco di dieci anni perse la madre, due sorelle e un fratello), Friedrich si presenta come uno dei più importanti esponenti del paesaggismo in chiave simbolica e come un fine osservatore degli effetti della luce, di cui offre una lettura romantica.
Il tempo che scorre è un tema molto caro allo spirito dell’artista, inteso come elemento naturale cui ogni cosa è sottomessa, dal momento che sia l’uomo sia le di lui creazioni vanno incontro inesorabilmente ad un destino di distruzione.
La morte come fine del tempo terreno immerge il pittore in una profonda riflessione, particolarmente evidenziata in quest’opera da alcuni elementi simbolici.
La scena funebre si svolge al centro del dipinto, dove i monaci, confondendosi con le lapidi, in un’alba grigio-rosea che sembra dare speranza per una vita eterna, accompagnano il defunto al sepolcro attraversando le rovine di un’abbazia trasformatasi in cimitero, di cui resta solo una grande monofora, circondata da un bosco di querce dalle forme sinistre che riconducono ad una visione di morte. T
utto intorno si staglia una nebbia che, con la sua fosca penombra, rende ancora più inquietante la natura, dando l’impressione di essere introdotti in uno scenario onirico, sulla soglia dell’aldilà.
(Giò)
La morte come fine del tempo terreno immerge il pittore in una profonda riflessione, particolarmente evidenziata in quest’opera da alcuni elementi simbolici.
La scena funebre si svolge al centro del dipinto, dove i monaci, confondendosi con le lapidi, in un’alba grigio-rosea che sembra dare speranza per una vita eterna, accompagnano il defunto al sepolcro attraversando le rovine di un’abbazia trasformatasi in cimitero, di cui resta solo una grande monofora, circondata da un bosco di querce dalle forme sinistre che riconducono ad una visione di morte. T
utto intorno si staglia una nebbia che, con la sua fosca penombra, rende ancora più inquietante la natura, dando l’impressione di essere introdotti in uno scenario onirico, sulla soglia dell’aldilà.
(Giò)