Antonello da Messina (1429/30-1479) “Virgin Annunciate/Annunciata” (c. 1476) oil on panel, 46 x 34 cm.
Galleria Interdisciplinare Regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis, Palermo.
Una donna seduta, davanti a lei un leggio con un libro aperto, da cui ha evidentemente tolto gli occhi pochi istanti fa.
Il suo sguardo infatti si dirige verso di noi. Anzi no, verso la nostra spalla sinistra. Una mano stringe il velo blu, l’altra è appena alzata.
È giovane, bella, ha l’aria umile e pudica. Eppure, non fosse per la tradizione iconografica delle vesti, nulla ci farebbe pensare che ad essere rappresentata è Maria.
Niente aureole, niente Bambini, niente angeli o santi, assolutamente nessun contesto ad aiutarci. Abbiamo di fronte una donna al leggio. Potrebbe quasi essere un ritratto (come uno dei tanti straordinari dipinti da Antonello). Ma una volta che ci è chiaro che ad esser rappresentata è la Madre di Dio, ancora più chiaramente ci accorgiamo che l’assenza di contesto è notevole: la scena è un’annunciazione, eppure Maria è sola.
L’angelo che le sta chiedendo di diventare la generatrice del Figlio di Dio non sta nella tela, è di fianco a noi.
Di colpo, ci rendiamo conto di essere quasi scomodi. Sembra che la sua pudicizia riguardi soprattutto noi, gli intrusi in una scena tanto intima, così vicini a quello che è il fulcro della sua attenzione, un arcangelo che possiamo solo immaginare.
Purtroppo la superficie pittorica è estremamente rovinata e ci fa appena intuire quanto straordinario potesse essere quel manto blu (ma vi assicuro che dal vivo rende comunque).
A mio parere, un capolavoro forse mai abbastanza compreso per la sua carica innovativa a causa della sua iconicità.
(Emanuele)
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letti molti commenti, questo di Emanuele molto denso e centrato – con la novità della “pudicizia che riguarda soprattutto noi lì davanti, a sinistra, accanto all’arcangelo. Grazie – degno di essere citato in un racconto