RINASCE IL MAC DI GIBELLINA, IL MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA “LUDOVICO CORRAO”
Completato il riallestimento, dopo sei anni di chiusura: riapre il MAC di Gibellina, il Museo d’arte Contemporanea che vanta la collezione più ampia del Sud Italia.
Circa 2000 opere degli artisti, scultori, fotografi che accorsero nel Belìce distrutto dal terremoto, per ricostruire la cittadina nel segno dell’arte, coinvolti dall’allora sindaco Ludovico Corrao.
Rinasce il MAC di Gibellina
Nei primi giorni di marzo del 1980 un collezionista incontrò il sindaco di Gibellina e decise di dirottare su Gibellina, che da poco più di dieci anni tentava di rimettersi in piedi, la sua enorme collezione di grafica.
Il collezionista era Nino Soldano, il sindaco Ludovico Corrao: nasceva così la prima cellula del Museo d’arte contemporanea di Gibellina, sotto il tratto di Enrico Baj, Corrado Cagli, Pietro Consagra, Mimmo Rotella, Mario Schifano, per citarne solo alcuni.
Non esisteva una sede, non c’erano spazi, le 83 opere della collezione Soldano furono temporaneamente conservate nei locali della scuola elementare e da lì trasferite, un anno dopo, in un’ala dell’Istituto Comprensivo Papa Giovanni XXIII. A distanza di trent’anni, e più, di vicende diverse, dopo l’ultima chiusura per ristrutturazione con fondi comunitari durata sei anni, il MAC di Gibellina viene riconsegnato alla comunità.
Il MAC di Gibellina ritorna alla luce dopo un complesso riallestimento che ne ridisegna interamente gli spazi, permettendo l’esposizione di 400 opere, il doppio di quante erano esposte prima della chiusura, ma solo una piccola parte delle oltre duemila che compongono l’intera collezione, la più vasta del Sud Italia. Un progetto di riappropriazione del territorio che passa anche dal recupero e dal restauro, con la collaborazione dell’Accademia di Brera, di numerose opere che punteggiano Gibellina, restituendo un museo en plein air, unico nel mondo.
Pittura, sculture, grafica, fotografie e maquette delle grandi opere di Gibellina Nuova e del Cretto di Burri, suddivise in otto sezioni che segnano il percorso espositivo storico-cronologico, dal primo ‘900 alle ultime Avanguardie. E raccontano una storia contemporanea della rinascita nel segno dell’arte.
LE OPERE DEL MAC DI GIBELLINA
Con la riapertura del MAC, si possono finalmente rivedere opere straordinarie come il “Ciclo della natura”, le dieci grandi tele dedicate ai bambini di Gibellina, realizzate sul posto da Mario Schifano nella primavera del 1984; “La notte di Gibellina” di Renato Guttuso, dipinta in memoria della notte tra il 14 e il 15 gennaio del 1970, nel secondo anniversario del sisma, quando mille fiaccole si accesero per ricordare allo Stato le macerie e le baracche: c’erano gli uomini e le donne del Belìce, gli artisti e gli scrittori – Zavattini, Caruso, Treccani, Cagli, Damiani, Zavoli, Levi – gli intellettuali che avevano risposto all’appello di Leonardo Sciascia e Ludovico Corrao, testimoni dell’atto d’accusa contro il Governo, chiamato a discolparsi di fronte al mondo civile. Ma sono soltanto due delle opere dell’enorme collezione del MAC: sono presenti Fausto Pirandello, Beniamino Joppolo, Antonio Corpora, Carla Accardi, Piero Dorazio, Pietro Consagra, Achille Perilli, Tano Festa, Toti Scialoja, Franco Angeli, Giulio Turcato, Mimmo Rotella, Mimmo Paladino, Enzo Cucchi, Turi Simeti, Mimmo Jodice, Renata Boero, Christo, Pino Pinelli, Emilio Isgrò, Luca Patella, Marco Nereo Rotelli, Nino Mustica, Claudio Verna e tanti altri.
Sono esposti i “Prisenti”, i drappi cerimoniali ricamati dalle donne di Gibellina su disegno di Carla Accardi a Renata Boero, Nja Mahdaoui, Carlo Ciussi e Giuseppe Santomaso. Simboli della religiosità contadina, sono divenuti opere d’arte contemporanea cariche di significato.
IL PERCORSO E LE SALE DEL MAC DI GIBELLINA
Otto sezioni per un museo contemporaneo, che dialoga con il territorio, completo di servizi aggiuntivi di moderna concezione per uno spazio espositivo come una sala proiezione, un bookshop specializzato in editoria d’arte e una caffetteria che sta nascendo all’interno dello spazio consultazione e della biblioteca. E’ prevista anche la riapertura della sezione didattica del Museo rivolta alla formazione degli studenti del territorio.
Si parte dal Museo en plein air, spazio espositivo che racconta la storia della città di Gibellina prima e dopo il sisma del 1968. Una sezione che narra del progetto di ricostruzione delle case, del tessuto umano e culturale realizzata attraverso le donazioni di opere dei più grandi maestri dell’arte contemporanea internazionale. La Nuova Gibellina, immaginata dall’allora sindaco Ludovico Corrao, è nata dalla generosità creativa di artisti che hanno contribuito a trasformarla in un museo a cielo aperto e in un laboratorio di arte contemporanea. Sono esposti i plastici progettuali di sculture, opere architettoniche, palazzi, chiese e piazze disseminate in tutta la città: solo per citarne alcuni, la Porta del Belice | La Stella di Pietro Consagra, le Sequenze di Fausto Melotti, la Torre Civica di Alessandro Mendini, opere architettoniche come il Sistema delle Piazze di Franco Purini e Laura Thermes e la Chiesa Madre di Ludovico Quaroni; una narrazione a parte, suscita la maquette del Grande Cretto di Alberto Burri.
Dal primo ‘900 fino alle ultime avanguardie, seguendo un itinerario espositivo storico e cronologico: la Sala Mario Schifano, la più impressionante, quella che resterà di certo scolpita nella memoria di ognuno: qui sono ospitate le dieci preziose tele, l’intero “Ciclo della natura” realizzato a Gibellina nella primavera del 1984, dedicato alla vitalità dei bambini e alle sostanze primigenie, acqua, aria e terra.
Segue la sezione dedicata alla collezione del mecenate e gallerista di origini saccensi Nino Soldano. Collaboratore di Giorgio Marconi, di Arnaldo e Giò Pomodoro, Soldano è molto attivo a Milano negli anni Settanta e Ottanta, ma resterà sempre legato alla sua terra: quando conobbe Corrao, decise che la sua collezione di opere grafiche – firmate da Renato Guttuso, Emilio Isgrò, Corrado Cagli, Lucio Del Pezzo, Luca Patella, Pino Pinelli, Mario Staccioli, Emilio Scanavinio, Nanda Vigo, Claudio Parmeggiani, Tullio Pericoli e tanti altri – aveva trovato casa. Il primo maggio 1980, donò la sua collezione alla città di Gibellina, di fatto formando il primo nucleo di quello che oggi è il MAC.
Le altre sale puntano e delimitano specifici periodi storici: “Il ‘900 tra Realismo e Astrattismo”, presenta opere pittoriche di alcuni maestri dell’arte italiana che hanno operato nei primi decenni del secolo breve, realizzando il loro lavoro attraverso vicende e linguaggi creativi diversi fra loro, come la sperimentazione tardo‐futurista di Vittorio Corona e l’espressionismo di Beniamino Joppolo o il naturalismo lirico di Fausto Pirandello, Ernesto Treccani, Lia Pasqualino Noto e Gianbecchina. L’ambito storico che questa sezione propone e anticipa, è la conflittualità fra arte “Realista” e arte “Astratta” che in seguito esploderà, con più evidenza, con la nascita del movimento di Forma 1, che si ritrverà nella sala dedicata, tra opere di Carla Accardi, Piero Dorazio, Achille Perilli, Giulio Turcato, Antonio Sanfilippo, Ugo Attardi. La sala 6 “Dalla Transavanguardia ai nuovi scenari della arte contemporanea” mette insieme nello stesso spazio, un corpus variegato per stili e tendenze poetiche. La sezione è dedicata ad artisti che operano in Italia dal 1970‐80 a oggi: dalla “Poesia visiva” di Lamberto Pignotti, Ugo Carreca, Eugenio Miccini, Luca Patella, Elio Marchegiani alla “Transavanguardia”, teorizzata da Achille Bonito Oliva su Enzo Cucchi, Mimmo Paladino, Sandro Chia e, successivamente, Tatafiore. Un forte individualismo ideale, privo di tendenze collettive, aggregatrici e catalizzatrici. Le due sale “Dalla Scuola di Piazza del Popolo alle poetiche dell’Astrattismo e dell’Informale” raccolgono un doppio percorso espositivo che narra le vicende dell’arte italiana degli anni 50-70, periodo storico caratterizzato da movimenti artistici e percorsi creativi individuali, fondati sulle variegate poetiche dell’Astrattismo, della Pop Art e dell’Informale di derivazione americana. Opere degli artisti della Scuola di Piazza del Popolo – Tano Festa, Franco Angeli, Mario Schifano, Mimmo Rotella con i suoi décollage – all’Informale gestuale di Afro Basaldella, Toti Scialoja, Claudio Verna, Spazzapane, Umberto Mastroianni, Carlo Belli e Carlo Battaglia.
Chiude la collezione del museo, il corpus di fotografie e testimonianze sul terremoto: nel Belìce la notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968 accorsero i fotografi e raccontarono. Immagini vivide, tremende, la cronaca dei primi soccorsi, il dolore, le macerie, i morti; poi i primi tentativi di ricostruzione, la vita nelle baracche, le lotte, l’abbandono dello Stato, le manifestazioni, l’appello del mondo dell’arte. Dagli scatti di Mimmo Jodice, Enzo Brai, Letizia Battaglia, Melo Minnella, Vittorugo Contino, Mario Giacomelli, Maria Mulas, Arno Hammacher, Andrea Jemelo, Angelo Pitrone, Silvio Wolf.
COMPLETATO IL RECUPERO DELLE NOVE INSTALLAZIONI EN PLEIN AIR
Uno dei più grandi esempi di museo en plein air: Gibellina è memoria, arte, comunità. Il sisma che devastò il Belìce nel 1968, distrusse un territorio, la topografia, la mappa dei borghi abitati e nulla fu poi come prima. Gli artisti accorsero nel Belìce e Gibellina ritrovò un’anima diversa nel segno della Bellezza. Oltre ad aver riaperto a luglio scorso il MAC, Museo d’arte contemporanea Ludovico Corrao, l’Amministrazione comunale di Gibellina ha avviato un ampio progetto di recupero delle sculture e installazioni che punteggiano il nuovo centro abitato
Gibellina è pronta a mostrare la sua faccia diversa, basta fare un giro in paese: recuperata “Senza titolo”, opera del 1999 di Nino Mustica in vetroresina, che mostrava spaccature e lesioni; la “Ragnatela” di Arnaldo Pomodoro, elemento di scena in vetroresina anch’essa lesionata: ambedue, perfettamente restaurate, sono nello spazio antistante il MAC; e di Pomodoro è anche l’‘”Aratro per Didone”, altro elemento di scena in rame, ferro e tufo, realizzato nel 1986, aveva bisogno di un intervento. E’ stata completata la pulizia e ripristinata la “Macchina per ascoltare il vento” di Giovanni Albanese (1989), in rame, ferro, acciaio e vetro, ricollocata su una nuova base in pietra arenaria. In piazza 15 Gennaio 1968 è stata restaurata l’”Omaggio a Tommaso Campanella”, opera del 1987 di Mimmo Rotella, ripristinando gli elementi cromatici quasi del tutto scomparsi. Infine è stata ripulita la “Scultura sdraiata” in ferro di Salvatore Cuschera, riposizionata sulla base originaria in pietra arenaria.
Costruito e impaginato dal Comune di Gibellina, su progetto museologico di Tanino Bonifacio e allestimento di Alessandro Becchina, il MAC Museo d’arte contemporanea Ludovico Corrao è sostenuto dal Ministero della Cultura – Direzione Generale Creatività contemporanea; dalla Presidenza della Regione Siciliana, dalla Presidenza dell’Assemblea Regionale Siciliana; dagli assessorati regionali al Turismo e ai Beni culturali e all’Identità siciliana e dalla Fondazione Orestiadi. E’ inserito nella Rete Museale Belicina.
INFORMAZIONI PER VISITARE IL MAC DI GIBELLINA
MAC di Gibellina – Museo d’Arte Contemporanea Ludovico Corrao
Viale Segesta – 91024 Gibellina (TP)
Orari: martedì – domenica 9.30-13 e 16 -20 | Chiusura lunedì
Biglietto 7 euro, ridotto 5 euro
Info: 0924.524882 | 0924.985200