LA STORIA DI MONTE VERITÁ E IL RITORNO ALLA NATURA
Ai primi del Novecento inizia la storia di Monte Verità che, in pochi decenni, diventa una meta per artisti e intellettuali che stanno cercando un rifugio spirituale e creativo e che trovano, fra i boschi e le colline affacciate sul Lago Maggiore, un luogo per immaginare e creare un mondo nuovo basato su temi oggi attuali come l’ecologia dell’abitare e l’ecologia dell’anima.
La storia di Monte Verità è dunque una vicenda pioneristica in cui alcune delle personalità più importanti del Novecento hanno trovato un contatto diretto e genuino con la natura, riflettendo sulla necessità dell’uomo di costruire uno stile di vita in sintonia con il Pianeta.
Storia di Monte Verità
Culla di un’esistenza impostata su ritmi primigeni, la storia di Monte Verità racconta di come questo luogo divenne il laboratorio di una nuova cultura, nata in risposta al conformismo borghese e al pensiero dominante, che richiamò in Svizzera, in Canton Ticino, pensatori e anarchici, filosofi e teosofi, letterati, artisti e architetti da ogni nazione.
Tutti gli intellettuali e coloro che accorsero su Monte Verità furono accolti in una terra baciata dal sole e aderirono a un modello di vita comunitaria promosso dal movimento tedesco della “Lebensreform,” (riforma della vita).
QUANDO E PERCHÉ INIZIA LA STORIA DI MONTE VERITÁ
Monte Verità è diventato nel giro di pochi decenni un luogo divenuto mitico in cui qui nacquero comunità utopiche e il cui fascino si sprigiona ancora oggi.
Qui trovarono un rifugio spirituale e creativo personalità di primo piano della cultura artistica dei primi decenni del Novecento, come Laban e Isadora Duncan, Jean Arp, Paul Klee assieme a letterati e filosofi come Hesse e Jung.
Tutte le personalità che accorsero sulle rive del Lago Maggiore, attratti da Monte Verità, erano in fuga dagli orrori di due guerre mondiali e da una sempre più evidente distruzione dell’armonia tra uomo e natura.
Probabilmente la storia di Monte Verità sarebbe stata diversa se la Svizzera non fosse stata neutrale nei confronti delle guerre, che l’hanno resa una terra in cui rifugiarsi.
Questa caratteristica, unita al fascino del paesaggio naturale di questi luoghi, hanno trasformato Monte Verità in una collina dell’utopia.
La comunità di artisti, creativi e liberi pensatori che si crea su Monte Verità intreccia sentimenti romantici e anarchia, filosofia della natura e scienza sacra.
Qui si discute su termini come “vegetariano”, “pacifismo” e “sostenibilità”, cercando i modi per metterli in pratica e che, a distanza di molti decenni, sono diventati di prepotente attualità facendoci apparire l’esperienza di Monte Verità come pioneristica e visionaria.
Monte Verità è oggi un riferimento per quanti non si accontentano dell’inerzia politica e del cinismo dell’economia globale, ribadendo la necessità di facilitare la creazione di laboratorio culturali, sociali e politici, nel solco di una tradizione umanistica che vede l’arte responsabile del cambiamento.
QUALI PERSONALITÁ ACCORSERO SU MONTE VERITÁ
La storia di Monte Verità è centenaria e intreccia i destini degli intellettuali e dei maestri del Novecento. Dall’anarchico Bakunin al coreografo ungherese Rudolf von Laban, dal teorico anarco-comunista Pëtr Kropotkin al dadaista Hugo Ball, dalla danzatrice Isadora Duncan al grande scrittore Hermann Hesse. Inoltre furono attratti dal fascino di Monte Verità anche l’architetto del Bauhaus Walter Gropius e agli artisti Hans Arp e Paul Klee, ma anche Carl Gustav Jung e il curatore Harald Szeemann che, stregato dalla storia del luogo, gli dedicò nel 1978 una mostra dal titolo emblematico “Monte Verità. Le mammelle della verità” che venne organizzata in varie sedi in tutta Europa.
Nata dalle costole del romanticismo e dell’anarchismo ottocenteschi, la vocazione di coloro che accorsero su Monte Verità rappresenta la prima vera reazione storica alle conquiste dannose della modernità.
Tutto è stato analizzato criticamente: il progresso tecnologico e scientifico che ha portato all’industrializzazione e all’inurbamento, all’individualismo e allo sfruttamento delle risorse naturali, ai divari sociali, alla repressione delle opinioni diverse e al militarismo.
Sullo sfondo dello sviluppo metropolitano, la perdita improvvisa del rapporto diretto con la natura aveva prodotto quella lunga letteratura della fuga, resa tragica ed epica dalle pagine di Joseph Conrad e di Jack London, dalla “Vita nei boschi” di Henry David Thoreau e dai dipinti dei Nabis.
La cosiddetta “wilderness” di tradizione americana trovò proprio a Monte Verità un corrispettivo di straordinaria portata, precorritrice di una sensibilità contemporanea, di un ragionamento critico anticipatore delle più recenti tensioni fra capitalismo globalizzato e nazionalismo.
Il sogno di un mondo nuovo, in armonia pastorale affonda le radici nel mito del ‘buon selvaggio’ e si mescola con i temi diffusi da Paul Signac e da Camille Pissarro attraverso le loro opre. Gli artisti, su Monte Verità, da Segal ad Arp, si sono nutriti della stessa utopia, traghettandola verso forme nuove, che dal naturalismo li ha condotti all’astratto.
Alimentazione vegana, elioterapia e nudismo, ginnastica, danza e meditazione furono le pratiche quotidiane di una comunità che ha ispirato anche la nota pellicola del 2018 di Mario Martone, “Capri-Revolution”, a testimonianza di un interesse diffuso ancora oggi verso gli episodi radicali delle esperienze anarchiche come utopia sociale, sogno pacifista e libertario reso possibile da una “riforma della vita” che parte proprio dalla rigenerazione del corpo e dello spirito.
La storia di Monte Verità ha trovato nell’arte e nella danza una delle espressioni artistiche più praticate grazie alla scuola che Laban creò proprio sulle sponde del Pago Maggiore e che, raggiunto da Mary Wigman, la Duncan e la danzatrice gotico-egizia Charlotte Bara, edificò il suo teatro alle pendici di Monte Verità, affidandone la costruzione a un altro architetto dai modi Bauhaus Carl Weidemeyer.
Un’altra importantissima personalità legata a Monte Verità è Luigi Pericle, artista poliedrico e che, dopo il successo come illustratore e pittore, scelse questo luogo per dedicarsi completamente allo studio e alla ricerca artistica.
Si tratta di un artista la cui recente riscoperta ha suscitato l’attenzione del mondo grazie alla prima retrospettiva organizzata a Venezia e ad una mostra Luigi Pericle. Ad astra al MASILugano.
LA MOSTRA DEDICATA A MONTE VERITÁ
Il Museo Novecento di Firenze, in collaborazione con la Fondazione Monte Verità (Ascona Canton Ticino), presenta la mostra “Monte Verità. Back to nature”, dedicata alla celebre collina dell’utopia, ai suoi fondatori e agli ospiti illustri che videro in quei luoghi, lontani dal dramma delle guerre e anche dallo scontro ideologico fra capitalismo e comunismo, uno spazio per riflettere e scambiare idee e opinioni su un mondo possibile.
Curato del direttore del Museo Novecento Sergio Risaliti, con Nicoletta Mongini e Chiara Gatti e organizzata da MUS.E, il progetto ripercorre l’esperienza centenaria di Monte Verità che intreccia destini di intellettuali e maestri del Novecento.
Monte Verità. Back to nature
Museo Novecento Firenze
Piazza di Santa Maria Novella, 10
19 novembre 2021 – 10 aprile 2022
La mostra è arricchita da un libro-catalogo dedicato a Monte Verità e alla sua vicende, dalle origini alla mostra di Szeemann, con testi di Sergio Risaliti, Nicoletta Mongini, Chiara Gatti, Luca Scarlini e Riccardo Bernardini oltre a un apparato iconografico che comprende numerose immagini storiche, ricostruzioni, progetti e un regesto di tutte le personalità che, in cent’anni, hanno abitato, popolato, animato, descritto, conosciuto, studiato o anche solo accarezzato quello che il grande architetto Mario Botta ha definito “il laboratorio di una tra le più radicali utopie artistiche e sociali dell’epoca”.
Ti piacciono le mostre? Allora leggi il post con le mostre 2022 in Italia con tutti gli eventi in programma.