Guest Post. Questo è un post diverso dagli altri. Particolare nel tema e nello stile.
Si tratta di un post che mi ha inviato Fabio Agrifoglio della “Fondazione Mario Agrifoglio” e che ospito sul mio blog perché parla della “Black light art” e dell’utilizzo dei colori da parte degli artisti.
Mi ha fatto scoprire cose che non conoscevo … attendo i vostri commenti 🙂
La nascita della Black light art. La Black light art, nelle sue svariate sfaccettare (laser art, black light art) rappresenta oggi sempre di più le manifestazioni culturali e sociali del nostro tempo.
Il mondo giovanile è il primo ricco di manifestazioni che utilizzano la luce nera (o luce ultravioletta o luce di Wood).
Nelle discoteche le illuminazioni a luce nera rendono l’ambiente psicodelico, permettono la realizzazione di effetti luminescenti e fosforescenti, consentono l’esperienza di un vissuto atipico, per certi versi fantastico e spettacolare.
L’ingresso in una sala buia ma non buia, scura ma densa di chiazze colorate brillanti aliena dalla realtà esterna, permette il coinvolgimento (o lo sconvolgimento) del nostro senso principale, la vista, in una consapevolezza alternativa a quella diurna, moltiplicando la percettività.
Nelle manifestazioni musicali, nei concerti viene sempre più spesso utilizzata la light art per produrre effetti sul palco e fuori dal palco, luci laser tagliano la scena e colorano la piazza.
Esistono anche luoghi quali i centri abbronzatura dove le luci nere vengono utilizzate per scopi puramente estetici.
Infine sono sempre più frequenti manifestazioni pubbliche di body art, dove alle luce ultraviolette viene aggiunto l’uso di colori luminescenti e fosforescenti atossici per giocare con i colori sul proprio corpo e provare nuove esperienze sensibili.
Queste manifestazioni del sociale sono nate negli ultimi venti anni e l’impatto delle forme espressive basate sulla luce nera sono in espansione, non ci stupirebbe veder nascere ulteriori usi e costumi ad essa legata.
Il campo dell’arte non è immune dall’uso della tecnologia luminosa e sono molte le espressioni artistiche che si basano sulla luce nera.
In questo articolo vi mostriamo le prime espressioni basata sulla luce nera, nate entrambe in Italia.
La prima espressione è legata ad un nome storico, Lucio Fontana, che nell’ambito delle sue ambientazioni presentò a Milano nel 1949 una installazione alla galleria del Naviglio basata su elementi fosforescenti appesi al soffitto, illuminati da luce nera e fluttuanti liberamente. Questa fu l’unica sua esperienza con luce nera.
Per trovare un’espressione artistica matura che faccia uso di luci ultraviolette dobbiamo aspettare i primi anni 70, rappresentata dalle opere di Mario Agrifoglio, che fece dello studio espressivo delle variazioni di colore tra illuminazioni diverse la sua linea artistica dominante con risultati ancora oggi attuali e significativi.
Oggi esistono numerosi artisti in tutto il pianeta che utilizzano i nuovi colori prodotti dall’industria e che permettono un controllo abbastanza agevole della miscelazione delle tinte, ma ancora non esiste una piena descrizione fattuale, una ‘bigino’ per il pittore che intenda giocare con luci e colori che lo aiuti a dominare sulla tela i toni e le varietà di colore.
La difficoltà dell’uso della tavolozza sotto luce nera nasce dalla non perfetta rispondenza della miscelazione alle tradizionali descrizioni di miscelazione delle tinte e a questa si aggiunge la inesistente descrizione tecnica delle variazioni tra le varie illuminazioni.
In scienza si parla di metamerismo e di difetto metamerico per focalizzare questo fenomeno ma un artista che intenda giocare con questi temi è solo nella sperimentazione, con quindi ampi margini di espressione e sperimentazione.
Agrifoglio rappresenta la prima forma matura di Arte basata sul dominio delle variazioni cromatiche tra le varie fonti di illuminazione. In scienza si chiama difetto metamerico la differenza ottica di colore tra una superficie illuminata da due fonti luminose diverse: anche semplicemente l’illuminazione di una luce ad incandescenza rispetto alla luce solare presenta delle differenze anche significative su una superfice colorata. Agrifoglio portò al limite estremo queste variazioni su fonti di illuminazione diverse, cercando e ottenendo un equilibrio estetico sotto ogni fonte.