Nel panorama artistico di Carrara, noto centro mondiale per la qualità del suo marmo, il laboratorio di Filippo Tincolini emerge come un punto di incontro unico tra l’antica arte della scultura e l’avanguardia tecnologica. Dal 2004, quando Tincolini ha inaugurato questo spazio, il laboratorio è diventato un luogo di sperimentazione e innovazione continua.
IL LABORATORIO DI FILIPPO TINCOLINI A CARRARA
Filippo Tincolini, originario di Pontedera, ha scelto Carrara non solo come sua casa, ma come fonte di ispirazione e materia prima per le sue opere. Attraverso un dialogo profondo e costante con gli artigiani locali e l’immersione nella storia delle cave di marmo, l’artista ha potuto approfondire la sua comprensione delle qualità chimiche e estetiche del marmo, esplorando i limiti di questo materiale nobile e resistente e spingendo le sue potenzialità espressive oltre le tradizionali tecniche scultoree.
Nel descrivere la filosofia del suo laboratorio, Tincolini sottolinea l’importanza di una sintesi tra rispetto per la tradizione e apertura verso l’innovazione: “La mia arte nasce dall’equilibrio tra il rigore estetico dei canoni classici e l’aspirazione verso l’inedito,” racconta l’artista. Questo equilibrio si manifesta chiaramente nel suo laboratorio, concepito non solo come uno spazio per la scultura, ma anche come un centro di ricerca e sviluppo che abbraccia l’architettura e il restauro, collaborando con una vasta rete di artisti, musei e studi di progettazione internazionali.
Filippo Tincolini, appassionato di tecnologia e amante della libertà, fonde arte e stile di vita in una ricerca continua di innovazione e espressione.
Nelle sue opere (https://www.filippotincolini.com/it/artworks/) non ci porge verità assolute ma si assume la responsabilità di dare risposta alle domande che da sempre ci poniamo nel nostro “essere al mondo”. Lo fa con ironia e leggerezza per recuperare una dimensione rituale, aperta all’altro, rompere l’autoreferenzialità dell’arte e guidare lo spettatore nella lettura dell’opera.
Alla ricerca di nuove «epifanie», Filippo Tincolini vive l’arte come ricerca di dialogo attraverso la bellezza, espressione visibile del bene, come il bene è la condizione metafisica della bellezza. Le sue opere vivono così dell’incontro tra la cura estetica, nel rispetto dei canoni della scultura classica e le tradizioni millenarie dei laboratori di Carrara, e lo stupore di fronte a qualcosa “altro da noi” che, venendoci incontro, ci interroga e ci interpella, offrendoci una possibile via d’uscita dal labirinto della vita.
Il laboratorio si distingue per l’avanzato uso di tecnologie quali la scansione laser 3D e l’impiego di robot antropomorfi che assistono gli scultori nel lavoro di sbozzatura. Queste macchine, inizialmente create “in un garage tra le sculture”, come ricorda l’autore, si sono evolute fino a diventare un fenomeno riconosciuto a livello internazionale nel 2018. Nonostante la loro capacità innovativa, rimangono strumenti che, secondo Tincolini, “non sostituiscono in alcun modo l’intelligenza, l’estro e la creatività umana”.
Tincolini poi interviene manualmente sui dettagli delle sue opere, creando un dialogo tra antichità e contemporaneità. Le sculture spesso rappresentano eroi moderni, attingendo dall’immaginario collettivo di cinema e fumetti, e presentando figure mitologiche in contesti contemporanei come il Busto di Dedalo (2023), esemplificativo di questo approccio. Maestose e misteriose emergono dalle profondità del tempo le sculture della serie “Ancient Gods” dove l’arte antica si fonde con le mitologie dei supereroi contemporanei a fare da ponte tra passato e futuro. Frammenti di eroismo che parlano di battaglie antiche e di valori immortali, monito potente dell’invincibilità e della fragilità umana.
Nella serie “Swaddle”, attraverso la fusione di bende e corde con parti anatomiche, le opere si ergono come un grido di sfida e un inno alla lotta per la libertà. In “Flowered Soul” è la natura che ci ricorda della sua esistenza facendosi “strada” attraverso i corpi e la tuta da astronauta degli Spaceman: la vita è qui e non altrove!
Ma se i fiori avanzano silenziosi, dagli animali della serie “Dystopian Animals” si alza un grido d’allarme a denunciare le incongruenze e le contraddizioni del nostro tempo e invocare un futuro in cui l’arte e l’umanità possano ancora affermare la loro capacità di reinventare e curare il nostro mondo ferito.
Le opere spaziano in una varietà di soggetti, dai personaggi mitici a quelli fantastici e surreali come astronauti con volti floreali o pinguini con salvagenti. Questi soggetti non solo evocano una riflessione sulla natura dell’eroismo e della vulnerabilità umana ma invitano anche a considerare la complessità delle interazioni tra gli ideali culturali e la loro rappresentazione artistica.
Con queste opere, Tincolini non cerca di narrare una verità univoca, ma piuttosto di offrire una prospettiva alternativa sulla realtà, come lui stesso afferma:
“Attraverso la scultura, esploro la complessità del nostro mondo; non aspiro a raccontare una verità definita, ma a proporre una narrazione che offra nuove interpretazioni e possibili vie di fuga dalla realtà quotidiana.”
Il laboratorio di Filippo Tincolini a Carrara rimane un luogo dove la tradizione scultorea si fonde armoniosamente con l’innovazione tecnologica, creando un fertile terreno di sperimentazione artistica e di dialogo continuo tra antico e moderno.
Se dovessimo azzardare, parleremmo di arte modale, un’arte capace di raccontare la pluralità dei modi (o degli stili) di pensiero perché la realtà non è l’unico modello della verità.
Se ami le opere degli artisti che riescono a creare un connubio tra tradizione e innovazione, allpra dovresti leggere anche il post dedicato alle opere di Aldo Salucci, l’artista che ha trovato nella fotografia e nella post-produzione digitale il suo personale canale di espressione.