Si conclude il 12 settembre 2015, il festival del Cinema di Venezia con la premiazione e il Leone d’oro al miglior film.
Sicuramente di questa edizione ricorderemo la bellezza un filo “appannata” di Johnny Depp e la sua strepitosa moglie Amber Heard, che però non si limitava ad accompagnare sul red carpet l’uomo più desiderato del cinema, ma si presentava nel cast di uno dei film in corsa per almeno un premio. Quel The Danish Girl che racconta la storia del primo transgender ad essersi sottoposto all’ intervento per il cambio di sesso da uomo a donna nella Copenhagen degli anni ’20.
Quando ho visto le immagini di Depp e della Heard così diversi ma uniti dal desiderio di fare cinema non ho potuto fare a meno di pensare a quelle coppie ed a quelle donne (soprattutto italiane) che hanno contribuito a fare la storia della settima arte.
Da Ingrid Bergman a Monica Vitti, da Giulietta Masina a Sophia Loren, sono molte le attrici che hanno ispirato i grandi registi.
Mi riferisco a storie d’arte e di creatività, ma anche di passione, di amicizia e di sodalizi artistici durati tutta la vita.
Ecco le cinque muse più affascinanti del cinema italiano.
Trovo estremamente attraenti le figure femminili che hanno rivestito il ruolo di musa e che hanno assolto perfettamente quel ruolo che si addice a quelle entità mitologiche che devono mediare tra l’artista e il divino.
Giulietta Masina – figlia di un musicista e di un’insegnante, ha iniziato la sua carriera cinematografica nel 1948 con Alberto Lattuada, ma è con il marito, Federico Fellini che è diventata un’attrice famosa in tutto il mondo. L’unione con Fellini era cementata da un amore intenso e da una passione cinematografica senza eguali.
Si può dire che si siano ispirati reciprocamente, dando vita a degli autentici capolavori come “La Strada” (1954) “ Le notti di Cabiria” (1957) e l’incredibile “Giulietta degli spiriti” (1965), primo film di Fellini a colori.
Ingrid Bergman – quando incontra Roberto Rossellini era già una delle attrici più famose del mondo, ma fu spinta dall’irresistibile desiderio di scrivere al regista italiano, padre del Neorealismo, dopo aver visto i suoi film “Paisà” e “Roma città aperta” per conoscerlo.
Quella lettera fu solo l’inizio di una delle storie d’amore più tormentate e paparazzate del cinema.
All’epoca il regista era legato sentimentalmente all’attrice italiana più acclamata, Anna Magnani, ma la Bergman strega Rossellini completamente e la designa subito come attrice protagonista del film che aveva già programmato di girare insieme ad Anna Magnani.
Il film, “Stromboli – Terra di Dio” venne girato sull’onda dello scandalo, ma la passione amorosa e artistica non fermò la nuova coppia che decise di sposarsi subito. Il matrimonio non durò a lungo, ma da quell’unione nacquero tre figli e alcuni dei film che hanno contribuito a scrivere una pagina importnate della storia del cinema: oltre a “Stromboli”, bisogna ricordare Europa ’51, “ Viaggio in Italia”, “Noi, le donne”, “Angst” e infine, quello che io preferisco “Giovanna d’Arco al rogo”.
Sophia Loren – è la grande diva del cinema italiano, probabilmente la più famosa nel mondo, ma che ha espresso il meglio sotto la guida di uno dei più importanti registi italiani, Vittorio De Sica.
La loro amicizia ha permesso alla Loren di diventare un’icona del cinema, ma soprattutto di vincere l’Oscar come migliore attrice per “La ciociara”.
Il sodalizio tra queste due personalità forti e carismatiche ha dato vit anche a numerosi altri capolavori e che occupano un posto importante all’interno della storia del cinema. Mi riferisco a ”Ieri, Oggi e Domani“, “Matrimonio all’italiana”, “I girasoli”.
Monica Vitti – è probabilmente l’unica attrice della commedia all’italiana che ha saputo confrontarsi alla pari con i suoi colleghi maschi, da Vittorio Gassman ad Alberto Sordi.
Tuttavia non è stata solo una grande attrice comica, ma ha brillato anche per le sue interpretazioni drammatiche in quattro film di Michelagnelo Antonioni, con cui ha vissuto un’appassionata storia d’amore, dando vita ad un ciclo di quattro film denominati la “Tetralogia dell’incomunicabilità” e dove Monica Vitti interpreta i ruolo di quattro donne con aspetti diversi tra loro con l’intento di indagare i rapporti borghesi.
Stefania Sandrelli – non aveva ancora compiuto vent’anni quando recitò in quelli che sono stati i capolavori del regista Pietro Germi. Il primo è “Divorzio all’italiana”, che ha vinto un Oscar per la miglior sceneggiatura originale e la vide in coppia con Marcello Mastroianni; il secondo è “Sedotta e abbandonata”. In entrambi i casi questi film riescono a tracciare un’immagine sull’Italia degli anni ’60 e in particolare sugli italiani del sud.