LE OPERE DI ANTONIO LIGABUE PER CONOSCERE L’UOMO E L’ARTISTA
Le opere di Antonio Ligabue sono lo strumento di un uomo che vuole comunicare al mondo il suo dolore e la sua sofferenza.
I giudizi sulla sua arte sono state spesso fuorvianti ed erroneamente le sue opere sono state definite naïf o opera di un artista segnato dalla follia.
In realtà si tratta di un caso unico nell’arte della seconda metà del Novecento in grado, però, di raccontare qualcosa a ciascuno di noi grazie a quel grido nel silenzio della natura che sembra uscire dai suoi dipinti. Un grido che risuona nella sordità delle persone che lo circondano.
Le opere di Antonio Ligabue
La triste storia di Antonio Ligabue inizia il 18 dicembre 1899 a Zurigo e si conclude il 27 maggio 1965 a Gualtieri, dove era approdato il 9 agosto 1919, espulso dalla Svizzera.
L’infanzia e l’adolescenza sono state segnate dall’emarginazione (a soli nove mesi fu affidato dalla madre a un’altra famiglia) e dall’insofferenza verso il mondo che lo circondava.
A scuola era considerato un ragazzo difficile ma già aveva rivelato la sua passione e il suo talento per il disegno.
A Gualtieri la sua vita non cambia.
Antonio Ligabue deve affrontare momenti durissimi nei primi anni, in cui, per riuscire a vivere, deve fare lo scariolante sulle rive del Po.
Inizia a dipingere alla fine degli anni venti, apprezzato da pochissimi estimatori delle sue opere, tra i quali Marino Mazzacurati.
OPERE DI ANTONIO LIGABUE
I due temi principali del percorso artistico di Antonio Ligabue sono gli animali, selvaggi e domestici, e i ritratti di sé.
Ci sono poi le scene di vita agreste e i paesaggi padani, nei quali irrompono, come un flusso di coscienza, le raffigurazioni dei castelli, delle chiese, delle guglie e delle case con le bandiere al vento sui tetti ripidi della natia Svizzera, la memoria della patria perduta, dov’era nato e dove aveva vissuto fino all’espulsione nel 1919.
Ligabue rappresenta sia animali domestici, colti in un’atmosfera rurale, sia gli animali selvatici, tigri, leoni, leopardi, gorilla, volpi, aquile, di cui conosceva molto bene l’anatomia, spesso raffigurati nel momento in cui stanno per piombare sulla preda.
Gli autoritratti costituiscono un filone di altissima e amarissima poesia nell’arte di Ligabue.
In essi, il pittore si colloca in primo piano, quasi a occupare tutto lo spazio della scena, sullo sfondo di un paesaggio che pare quasi sempre, salvo rare eccezioni, un dettaglio del tutto ininfluente.
I suoi ritratti di sé manifestano una condizione umana di angoscia, di desolazione e di smarrimento. Il suo volto esprime dolore, fatica, sgomento e ogni relazione con il mondo pare essere stata per sempre recisa, quasi che l’artista potesse ormai solo raccontare, per un’ultima volta, la tragedia di un volto e di uno sguardo, che non si cura di vedere le cose intorno a sé, ma che chiede, almeno per una volta, di essere guardato.
Alcuni dei dipinti considerati tra i suoi capolavori:
Caccia grossa (1929)
Un dipinto questo che testimonia la passione di Ligabue per gli animali selvaggi, le cui anatomie sono definite a partire dalle immagini recuperate dai libri di zoologia e dalle stampe popolari.
Autoritratto con cavalletto (1954-55)
Questo dipinto raffigura Ligabue nell’atto di dipingere un gallo in uno scenario di aperta campagna, dove la natura, al pari del pittore, è ritratta in tutta la sua primordiale vitalità.
Ritorno dai campi con castello (1955), che appartiene alla Collezione BPER Banca
“Ritorno dai campi con castello” (1955-57) nasconde un dettaglio autobiografico: sullo sfondo, oltre il contadino, i cavalli e il cane che tornano in paese, è dipinto un lago al cui centro svetta un castello con guglie e banderuole al vento, forse ricordo della natia Svizzera.
LA VITA DI ANTONIO LIGABUE E IL SUCCESSO COME ARTISTA
Adottato e poi denunciato dalla stessa madre adottiva per i suoi comportamenti spesso aggressivi, Antonio entra ed esce da case di cura e manicomi fino al 1948, anno in cui la critica e i galleristi cominciano ad interessarsi a lui e alle sue opere intense, coloratissime, espressionistiche e naif al tempo stesso.
Nel 1955 le opere di Antonio Ligabue sono, finalmente, esposte per la prima volta a Gonzaga, in occasione della Fiera millenaria.
Nel 1961 un’esposizione a Roma, alla Galleria La Barcaccia, segna la sua consacrazione e nasce “il caso Ligabue”. La sua, infatti, è un’attività artistica intensa, spesso incompresa e addirittura derisa, che suscita però l’ammirazione e l’interesse di collezionisti, critici e storici dell’arte.
Tra le antologiche più recenti, si ricordano quella, con quasi duecento opere, tenuta nel 2005 a Palazzo Magnani di Reggio Emilia e a Palazzo Bentivoglio di Gualtieri, in occasione del quarantesimo anniversario della scomparsa di Antonio Ligabue, e la successiva mostra, sempre a Gualtieri, nel 2015, a cinquant’anni dalla morte.
LE OPERE DI ANTONIO LIGABUE IN MOSTRA
Intitolata “Antonio Ligabue. L’ora senz’ombra. Il riconoscimento come artista e come persona“, la mostra tratta il tema della ventiduesima edizione di festivalfilosofia – Giustizia – in riferimento alla vicenda biografica dell’artista, dall’esilio dalla Svizzera fino ai ricoveri forzati in ospedale psichiatrico.
ANTONIO LIGABUE. L’ORA SENZ’OMBRA.
Il riconoscimento come artista e come persona
A cura di Sandro Parmiggiani
“La Galleria. Collezione e Archivio Storico”
BPER Banca, Modena
16 settembre 2022 – 5 febbraio 2023
Il percorso espositivo comprende una ventina di dipinti, realizzati dal 1929 fino all’ultimo periodo di attività dell’artista, che dal novembre del 1962 è impossibilitato a dipingere per motivi di salute.
La mostra è arricchita da alcune testimonianze documentarie provenienti dall’Archivio ex Ospedale psichiatrico San Lazzaro di Reggio Emilia, raccolte e selezionate grazie alla disponibilità della responsabile Chiara Bombardieri, che ricostruiscono la storia personale di Ligabue e la sua tormentata vicenda psichiatrica, nonostante la quale ha dato vita ad opere di straordinaria forza comunicativa, che ancora oggi affascinano per la loro moderna visionarietà.
Dall’11 febbraio al 1° maggio 2022, le opere di Antonio Ligabue sono protagoniste di una mostra presso la Reggia Reale di Monza grazie alla mostra dal titolo “Antonio Ligabue. L’uomo, l’artista”, curata da Sandro Parmiggiani, prodotta e organizzata da ViDi in collaborazione con il Comune di Monza e il Consorzio Villa Reale e Parco di Monza.
La mostra celebra il genio dell’artista nato a Zurigo nel 1899 e scomparso a Gualtieri (Reggio Emilia) nel 1965.
90 opere, tra dipinti, sculture, disegni e incisioni ripercorrono la sua vicenda umana e creativa, lungo un arco cronologico che dagli anni venti del secolo scorso giunge fino al 1962, quando una paresi pose di fatto fine alla sua attività.
ANTONIO LIGABUE. L’UOMO, L’ARTISTA
Monza, Orangerie della Villa Reale (viale Brianza 1)
11 febbraio – 1° maggio 2022
Accompagna la mostra un catalogo Skira con un’ampia sezione, ricca di immagini, dedicata alla ricostruzione del suo “mito”, a partire dai rotocalchi degli anni cinquanta e allo sceneggiato televisivo di Salvatore Nocita nel 1977 fino ai lavori a lui dedicati: la trilogia teatrale Progetto Ligabue di Mario Perrotta e il film Volevo nascondermi di Giorgio Diritti.
Ti piacciono le mostre? Allora leggi il post con le mostre 2022 in Italia con tutti gli eventi in programma.
Conosco bene opera di Antonio Ligabue da quasi 40 anni.Per mia fortuna ho collezionato dipinti dell’autore e per molti sono inediti.Alcuni sono fondamentali per conoscere il percorso creativo,formativo e figurativo di Ligabue.Tutte opere che confermano una primaria collocazione artistica come “naif”poi aiutato e consigliato da Mazzacurati e Mozzali in primis,lascia la sua arte povera di colore ma non di espressione creativa,per assurgere a livello dei grandi del 900.
Fortunato ad avere degli inediti di Ligabue.