Il divino e l’umano nelle opere di Maria Lai

Maria Lai

Artefice di una ricerca semplice ma anche profondamente sperimentale, nelle opere di Maria Lai si intrecciano i riti arcaici della sua terra con i racconti e la poesia del quotidiano, creando un immaginario fantastico. Nelle sue opere, cariche di storie e di simboli, il divino e l’umano si fondono, rivelandosi con un linguaggio semplice e universale. Come gli insegnamenti di Francesco, le creazioni di Maria Lai sembrano interrogarci sul mistero dell’esistenza, guidandoci con infantile stupore tra le inesauribili meraviglie del mondo.

Il divino e l’umano nelle opere di Maria Lai

Maria Lai | opere

Le opere di Maria Lai sono come poesie fatte di materiali poveri.
L’amore per il creato avvolge tutto il lavoro dell’artista per la quale l’opera è come uno strumento di indagine, la possibilità di mettere in relazione l’umano e il divino.

Maria Lai nasce nel 1919 a Ulassai, in Sardegna. Di salute cagionevole, viene affidata alle cure degli zii, con i quali vivrà fino all’età di nove anni, trascorrendo la propria infanzia a Cardedu. Dopo un breve soggiorno a Ulassai, si trasferisce a Cagliari, dove nel 1932 si iscriverà all’Istituto Magistrale, divenendo allieva dello scrittore Salvatore Cambosu, con il quale instaurerà un profondo e duraturo rapporto di amicizia.

Dopo alcuni anni trascorsi Roma, dove si era trasferita nel 1939 per frequentare il Liceo Artistico, seguendo, tra le altre, le lezioni di Marino Mazzacurati, nel 1943 si sposta a Venezia, dove si iscrive all’Accademia di Belle Arti. Qui avviene il fondamentale incontro con lo scultore Arturo Martini, i cui insegnamenti influenzeranno radicalmente la sua ricerca successiva.

Alla fine della guerra rientra in Sardegna e conosce lo scrittore Giuseppe Dessì. Tornata a Roma (1954), sul finire degli anni Cinquanta riscuote i primi importanti riconoscimenti, mentre gli anni Sessanta sono segnati da una profonda crisi che la portano a iniziare a sperimentare nuove tecniche e a lavorare con materiali diversi.
Nascono così i Pani e i Telai, a cui si affiancheranno, dalla fine del decennio successivo, le Geografie e i Libri cuciti. Nel corso degli anni Settanta espone in diversi musei e gallerie, oltre che alla Biennale di Venezia (1978), e la sua ricerca inizia ad aprirsi a una dimensione ambientale.

Nel 1981 realizza a Ulassai la celebre performance collettiva Legarsi alla montagna, spesso ricordata quale primo esempio di arte relazionale in Italia. Le sperimentazioni avviate negli anni Settanta vengono approfondite e sviluppate nel corso dei decenni successivi, durante i quali si intensificano anche le azioni teatrali e gli interventi sul territorio. Lasciata definitivamente Roma per Cardedu nel 1993, continua a lavorare intensamente, firmando, tra gli altri, il progetto per il Museo dell’olio della Sabina a Castel Nuovo di Farfa (1999-2001).

Insignita della Laurea Honoris Causa in Lettere presso l’Università degli Studi di Cagliari (2004) per “l’originalità della sua vasta produzione artistica, riconosciuta e apprezzata in Italia e nel mondo”, nel 2006 inaugura a Ulassai il Museo di Arte Contemporanea Stazione dell’arte, dove viene raccolto un cospicuo nucleo dei suoi lavori.
Presente, con le proprie opere, in prestigiose istituzioni culturali, muore a Cardedu nel 2013.

Maria Lai | Geografia

IL RICAMO NELLE OPERE DI MARIA LAI

Fondamentale nelle opere di Maria Lai, nella produzione matura, è il ricorso al filo, al ricamo, all’arte del cucito, che emerge nelle Geografie, teli ricamati su cui si dispiegano imbastiture di complesse “mappe astrali”.
L’artista disse:

rispondevano all’esigenza di un rapporto con l’infinito, di una dilatazione e proiezione sulle lontananze”.

Le carte geografiche di Lai ci invitano a compiere un viaggio disegnando spazi immaginari, evocando mondi, costellazioni e armonie astrali. Le linee curve e quelle oblique conducono il nostro sguardo verso l’altrove, un vuoto che si carica di mistero e di magia:

Cerco spazi cosmici, cieli, spazi lontanissimi però tattili. Gli spazi che cerco non sono tanto in una superficie, quanto al di là di essa”.

L’artista affida al ricamo anche la sua autobiografia, i suoi pensieri, i suoi aforismi, traducendoli in delicate scritture su stoffa, dove il linguaggio scritto si combina con l’immagine annullando le distanze tra poesia e arti visive. Riflessione su una pratica antichissima e legata alla figura femminile, il cucito appare un luogo di libertà, in grado di tradurre istanze universali e personali.

IL DIVINO E L’UMANO IN MARIA LAI

L’amore per il creato è presente in tutte le opere di Maria Lai, che concepisce l’arte come uno strumento per entrare in contatto con l’assoluto. Maria Lai osserva la vita in tutte le sue forme, dando voce alla sua varietà: le sue opere sono espressione di un amore puro e senza filtri nei confronti della natura e degli esseri viventi.

“Io sono una bambina che gioca, una capretta ansiosa di precipizi. Ascolto il silenzio sospesa tra cielo e terra”.

L’artista sarda con determinazione porta avanti la propria ricerca rivelando la forza generativa dell’arte, che sfida le convenzioni e celebra con linguaggio semplice la meraviglia della creazione.

Condividi su

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *