PALAZZO ROVERELLA E LE SUE MERAVIGLIE
Palazzo Roverella Rovigo e le sue meraviglie. Molti chiedono, “come scegli la prossima mostra da vedere?”. In generale non ho regole ma ci sono due elementi che fanno sempre la differenza, soprattutto quando sono indecisa: il sottotitolo della mostra e la città in cui svolge.
Il primo è quasi sempre il vero argomento della mostra riassunto in poche parole e se riesce a incuriosirmi subito è fatta, il secondo è importante soprattutto se la mostra si svolge in una città che conosco poco o per niente perché per me ogni mostra è la scoperta di qualcosa di nuovo.
Affronto ogni mostra come un viaggio alla scoperta di mondi sconosciuti anche se si svolge dietro casa e se mi offre la possibilità di vedere cose nuove è perfetta per me.
Con questo spirito sono andata a Rovigo a vedere la mostra I Nabis, Gauguin e la è pittura italiana d’avanguardia, che mi ha permesso di scoprire la città che la ospita e che non conoscevo: Rovigo.
In questo post vi spiego cosa ho visto e dove ho mangiato, trascorrendo una giornata speciale.
Storia di Rovigo
Rovigo un tempo era un territorio paludoso, sede di un villaggio già al tempo degli Etruschi e poi divenuta importante per le comunicazioni dell’Impero Romano verso l’Est.
L’origine della zona e anche la sua storia recente, è segnata dai numerosi interramenti e alluvioni del Po e dell’Adige, che hanno modificato più volte il territorio.
Risale all’838 la prima testimonianza scritta dell’esistenza di Rovigo: villa quae nuncupatur Rodigo (borgo rurale detto Rovigo).
A partire dal Medioevo e nel periodo successivo Rovigo diventa un’importante centro di traffici commerciali, perché era il punto di collegamento tra Venezia, Padova e Ferrara.
La sua storia politica è quindi anche fatta di vicende belliche che la vedono contesa dalla corte degli Estensi a Ferrara, dai Carraresi a Padova e dalla Repubblica di Venezia che controllò Rovigo per circa tre secoli.
Con la caduta della Repubblica di Venezia, Rovigo inizia a condividere le vicende con il territorio del Lombardo-Veneto. Pertanto fu ceduta all’Austria e poi ai Francesi, finchè entra a far parte dell’Italia unita.
Ora è una città che ogni anno ospita mostre d’arte prestigiose.
LEGGI ANCHE: il post che avevo dedicato alla mostra del 2015 “Il demone della modernità”.
Cosa vedere a Rovigo
Della lunga storia di Rovigo restano molte testimonianze in città e vale la pena di fermarsi per un giorno a scoprire le tante storie che questa città può ancora raccontare.
Piazza Vittorio Emanuele II – è la piazza principale di Rovigo, dove si erge la colonna con il leone di San Marco, elemento sempre presente in quelli che furono i domini della Repubblica Serenissima (di un’altra colonna di San Marco vi avevo accennato quando ho visitato Udine).
In questa piazza si affacciano il Palazzo Municipale con la Torre dell’orologio, l’Accademia dei Concordi che era il centro culturale più importante della città e la cui Pinacoteca di opere d’arte è conservata a Palazzo Roverella, che anch’esso si affaccia sulla piazza.
Palazzo Roverella – costruito nel 1474 dal cardinale Bartolomeo Roverella, è la sede di una delle Pinacoteche più importanti del Veneto, con opere di arte veneta dal sec. XIV al sec. XVIII, tra le quali alcuni capolavori di Giovanni Bellini, Tiepolo e Palma il Giovane.
Da qualche anno Palazzo Roverella è anche sede di mostre prestigiose.
Torre Donà – la più alta delle due torri rimaste nel centro storico di Rovigo e che faceva parte del Castello di Rovigo, edificato dalla famiglia d’Este di Ferrara.
I resti della rocca difensiva e del muro di cinta si trovano nel parco proprio sotto alla Torre Donà.
Tempio della Beata Vergine del Soccorso, detta La Rotonda – si tratta di una chiesa a pianta ottagonale, realizzata nel ‘500 da Francesco Zamberlan, un allievo di Palladio, per conservare la statua miracolosa della Madonna con bambino.
L’interno è completamente decorato da dipinti del ‘700 che ricoprono quasi tutte le pareti.
Dove mangiare
Nel centro di Rovigo, a due passi da Palazzo Poverella, si trova l’osteria Ai Trani.
È un locale giovane ma con un menù fatto di piatti della tradizione locale: il baccalà, i risotti, la polenta e tutte le prelibatezze del Veneto sia in versione classica, che rivisitata.
Un esempio?
Il mini burger al baccalà mantecato e misticanza di cipolla caramellata di tropea, che ha vinto la sesta edizione del Festival Triveneto del Baccalà come finger food più goloso e creativo.
Da provare 😉