Se oggi un artista mettesse in vendita delle scatolette con la scritta “Merda d’artista”, probabilmente lo accuserebbero di essere solo un provocatore a caccia di like. Ebbene, nel 1961, quando Piero Manzoni l’ha fatto, la faccenda era molto più seria (o forse no?).
Perché Piero Manzoni non è stato un artista qualsiasi. Lui ha sfidato il senso stesso dell’arte con un’ironia tagliente, un’abilità concettuale fuori dal comune e un talento naturale per giocare con il sistema dell’arte come un gatto gioca con un gomitolo di lana.
Ma chi era davvero Piero Manzoni? Un genio visionario? Un provocatore instancabile? O semplicemente un artista con una risata in tasca e un gran senso dell’umorismo? Scopriamolo insieme.
CHI ERA PIERO MANZONI

Piero Manzoni, Merda d’artista
Nato nel 1933, Manzoni non si limitava a dipingere quadri: lui trasformava oggetti, gesti e persino corpi umani in opere d’arte. Era uno di quegli artisti capaci di vedere l’invisibile, di trasformare il nulla in qualcosa di grandioso.
Pensiamo alle sue Achrome, tele senza colore, prive di qualsiasi pennellata tradizionale. Perché?
Perché Manzoni voleva togliere tutto il superfluo e arrivare all’essenza della materia. Un’idea che sembra sofisticata, ma che lui trattava con estrema leggerezza.
Poi c’erano le sue opere più audaci, come le Sculture viventi, in cui firmava persone trasformandole in opere d’arte. Immaginate di incontrare qualcuno con un certificato che attesta: “Sono un’opera di Piero Manzoni”.
Cosa significa? Che l’arte non è solo oggetto, ma può essere anche corpo, identità, esperienza.
Il vero colpo di genio arriva con Merda d’artista.
La beffa più clamorosa della storia dell’arte.
Nel 1961, Manzoni sigilla 90 scatolette di latta con l’etichetta “Merda d’artista”, le pesa e le mette in vendita al prezzo dell’oro. Sì, hai capito bene: il valore della sua… ehm… produzione veniva determinato in base al valore di mercato del metallo prezioso.
Provocazione? Certo.
Ironia? Assolutamente.
In questo “gesto” c’era anche una critica spietata al mercato dell’arte, che spesso trasforma qualsiasi cosa in oggetto di culto e speculazione. Oggi, una di queste scatolette è stata battuta all’asta per oltre 250.000 euro.
Una performance che continua a far parlare di sé.
Attenzione però: Piero Manzoni non era solo un burlone. Il suo era un esperimento filosofico e concettuale.
Se Duchamp aveva elevato un orinatoio a opera d’arte, perché Manzoni non poteva fare lo stesso con qualcosa di ancor più “personale”?

Piero Manzoni, Achrome, 1962 – lana di vetro e velluto su tavola,
81,3×64,8×26,4cm – courtesy MoMA, New York – lascito Nina and Gordon Bunshaft, lascito Mrs. John Hay Whitney, e Fondo Donald B. Marron © 2018 Artists Rights Society (ARS), New York / SIAE, Roma
Perché Manzoni ci riguarda ancora oggi?
Il bello di Manzoni è che non ha mai preso l’arte troppo sul serio. O meglio, prendeva sul serio il gioco dell’arte.
Oggi, in un’epoca in cui l’arte contemporanea divide, scandalizza e appassiona, il suo spirito ribelle è più attuale che mai.
Pensiamo a quanto sia cambiato il nostro rapporto con l’arte: un tempo dovevi andare in un museo per vedere un’opera, oggi ti basta scrollare Instagram. Manzoni, già sessant’anni fa, aveva capito che l’arte non era solo questione di forma e tecnica, ma di idea, concetto e contesto.
Allora la domanda è: Manzoni ci ha preso in giro o ci ha regalato una nuova prospettiva sul mondo?
Forse entrambe le cose.
E forse, è proprio questo il bello dell’arte.