La Giuditta II di Klimt, conosciuta anche come Salomè, è un’opera intrisa di mistero e potenza.
Realizzata nel 1909, è la seconda versione di un soggetto che Gustav Klimt aveva già affrontato. Questa raffigurazione affascinante e provocatoria dell’eroina biblica mescola bellezza e forza, sottolineando il fascino eterno della figura di Giuditta.
In questo post ti racconto la storia dell’opera e del soggetto rappresentato, esplorando il mondo di Klimt e le numerose interpretazioni che ha suscitato nel corso degli anni quest’opera che oggi fa parte della collezione della Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, a Venezia.
La Salomè o Giuditta II di Klimt
PRESENTAZIONE DI GIUDITTA II DI KLIMT AL PUBBLICO
Klimt aveva partecipato alla terza Biennale d’Arte di Venezia del 1899 con due opere. In quell’occasione però era passato inosservato e decise quindi di ripresentarsi alla Biennale solo dopo parecchio tempo: nel 1910, in occasione della nona edizione della famosa rassegna.
Nel 1910 Klimt ha a disposizione, a Venezia, una sala personale e probabilmente i tempi sono maturi per fare in modo che il pubblico possa apprezzare il lavoro dell’artista, che non aderiva ad alcun movimento di avanguardia ma stava rinnovando la cultura figurativa europea.
Klimt presentò a Venezia 22 opere, tra cui dipinti come le Tre età, che fa parte della collezione di opere della Galleria Nazionale Arte Moderna di Roma, Il Pioppo e anche questa Giuditta II.
L’opera riscuote un grande successo e viene acquistata dalla città di Venezia perché entri a far parte della collezione di opere della galleria internazionale d’arte moderna di Venezia.
Una decisione decisamente lungimirante e che permette a quest’opera essere uno dei capolavori più importanti dell’attuale museo.
DESCRIZIONE DELLA GIUDITTA II DI KLIMT
La Giuditta II di Klimt è una donna sensuale, moderna e tragica. Indossa un abito decorato con arabeschi e decorazioni geometriche, tipico del gusto della Secessione.
Il seno è scoperto e l’espressione del suo volto è dura e tradisce una tensione che anche le mani ci comunicano.
Si tratta di un dipinto che possiede l’erotismo tipico del Bacio di Klimt, ma condito da una tragicità inquietante.
Servando proprio le mani ci rendiamo conto che una di esse sorregge una testa mozzata e in questo dettaglio ci rendiamo conto di quale sia il racconto che ci sta presentando Klimt.
Giuditta è l’eroina biblica che decapita il generale Oloferne, per salvare la città di Betulia e impedire l’invasione della Giudea. Si tratta quindi di una donna che prende una decisione coraggiosa e rischia tutto. Il suo gesto porterà alla sconfitta degli Asssiri e la testa di Oloferne, che tiene in mano, è la rappresentazione non della gloria ma del dramma della guerra.
GIUDITTA II DI KLIMT: ANALISI
Klimt aveva già affrontato lo stesso soggetto qualche anno prima, quando aveva realizzato la Giuditta che oggi è esposta presso la Galleria del Belvedere di Vienna.
In quella prima opera l’artista inizia ad utilizzare loro in maniera estesa infatti la sua realizzazione risale al 1901, inizio del suo “periodo aureo”, una delle caratteristiche della vita e dell’arte di Gustav Klimt da conoscere.
Anche la prima Giuditta è una donna sensuale ma è meno tragica.la testa decapitata di Oloferne appare solo per metà e nella parte inferiore del dipinto.in realtà quasi nulla si nota perché Giuditta si prende tutta la scena.
Nella Giuditta, che ora è esposta nel museo di Venezia, invece l’oro è molto meno presente e il formato allungato, con una cornice costituita da due fasce piane verticali, accentua la tragicità del momento.
CURIOSITÀ SULLA GIUDITTA II DI KLIMT
Tra le opere di Klimt, la Giuditta II è sicuramente quella che è stata più fraintesa.
Per molti anni, infatti, è stata confusa con la Salomè. Il motivo di questa confusione è da ricercare nel successo che la figura di Salomè, artefice dell’omicidio di Giovanni Battista, aveva acquisito alla fine dell’Ottocento. tuttavia Klimt è interessato a una donna totalmente diversa.
Salomè è una donna perfida che ordina l’uccisione di Giovanni Battista e non lo compie autonomamente. Giuditta invece è una donna che compie una scelta e la porta a compimento da sola, con le sue mani. Giuditta è artefice del proprio destino!
Klimt per la sua Giuditta, esposta oggi a Venezia, sceglie il formato orientale del “kakemono”, sottolineando l’importanza per molta arte moderna del giapponismo.
Si tratta di un formato orizzontale ed è proprio la cornice, costituita da due fasce verticali molto grandi, a sottolineare questa dimensione particolare.
La cornice della Giuditta II di Klimt è stata realizzata dallo stesso artista, la dipinta completamente d’oro.