Hai mai sentito parlare della casa di James Ensor a Ostenda, in Belgio?
Se hai voglia di immergerti nell’universo artistico di un artista eclettico allora la casa di James Ensor è il posto giusto.
Il nome di questo artista evoca la stravaganza e l’eclettismo del panorama artistico belga dei secoli XIX e XX. Ciò che rende la sua casa non solo un museo da visitare ma soprattutto un’esperienza da fare è che offre l’opportunità di visitare la casa d’infanzia di un artista unico, nella città in cui è cresciuto e si è formato: Ostenda, una pittoresca cittadina costiera fiamminga che si affaccia sul mare del Nord.
La Ensor Huis, oggi una casa-museo, è un luogo che racchiude l’anima eccentrica e poliedrica di James Ensor.
Ho inviato la nostra bookmirror_ Chiara Bressan, che già ci aveva raccontato le meraviglie dell’Adornesdomein di Bruges e dell’Hotel d’Hane Steenhuyse, a visitare questo luogo meraviglioso. Sono lieta di condividere nel blog la sua esperienza, che sono certa ispirerà i vostri prossimi viaggi.
Esplorando La Casa di James Ensor a Ostenda: dentro il mondo di un artista eclettico
James Sidney Edouard, barone di Ensor, meglio conosciuto semplicemente come James Ensor, fu una delle più importanti figure del panorama artistico belga, vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo. A Ostenda, piccola cittadina sulla costa fiamminga che si affaccia sul mare del Nord, luogo natale dell’artista, la comunità ha allestito un’esperienza museale in quella che fu la sua dimora d’origine. Oggi vi accompagniamo tra le sale di questa casa-museo, dentro al mondo di questo eccentrico ed eclettico artista.
L’entrata della Ensor Huis dà sulla Vlaanderenstraat, che porta dritti alla spiaggia.
Varcato l’ingresso, ci si trova in una hall al piano terra che funge da sala introduttiva alla vita dell’artista. Sulla parete principale una serie di riproduzioni digitali e interattive di alcune opere offre una prima incursione nello stile di Ensor, che appare immediatamente dominato da satira e parodia, come ne ‘I bagni di Ostenda’, dipinto che cattura subito soprattutto per l’estrema ricchezza di miniature e dettagli poco ortodossi che l’autore non aveva alcun timore di nascondere.
Volutamente provocatorio e ironicamente pungente, Ensor usava la sua arte anche come critica a una società borghese ai suoi occhi sempre più vuota.
Saliamo al piano di sopra accompagnati dalla nostra guida e di nuovo ci troviamo in una sala dai muri tappezzati di riproduzioni, questa volta non digitali, delle principali opere di Ensor.
L’intento della stanza è quello di offrire un rapido spaccato dell’eclettismo del nostro artista, che nel corso della sua attività si avvicinò a numerose e diverse correnti, prendendo spunto da tutti ma non copiando nessuno, come egli stesso teneva a precisare. E in effetti osservando la decorazione della sala ci si rende conto di quanto variegati siano stati gli stili e le fasi attraversate dal suo pennello, con alcune influenze chiaramente più riconoscibili di altre.
Impressionismo, simbolismo, espressionismo…tutti distinguibili e al contempo fusi in un nuovo ed unico stile caratteristico di Ensor soltanto, come acqua inscindibile dal sale, uguale e al tempo stesso profondamente trasformata.
Tra teche di vetro contenenti piccoli effetti personali e maschere teatrali che divennero poi soggetti artistici, scendiamo ancora fino a quello che era l’emporio di famiglia.
Un piccolo negozio di oggettistica e antiquariato in cui Ensor trascorreva la maggior parte del suo tempo da ragazzo e che segnò profondamente i soggetti dei suoi dipinti. L’attenzione per le miniature e l’accozzaglia di piccoli oggetti, le maschere e le figure più strampalate delle sue tele furono in gran parte ispirati da ciò che James si trovava ad osservare ripetutamente ogni giorno tra le quattro mura della bottega dei genitori.
Risaliamo ai piani superiori, nelle stanze più private della casa.
Nel salottino allestito con un piccolo divano giallo senape e una tavola rotonda con lampadario cascante e palla argentea alla Escher vi sono anche un pianoforte e un organetto.
Artista dalle mille sfaccettature, Ensor si divertiva infatti di tanto in tanto anche a comporre musica, principalmente da autodidatta, e questa era anche la sala in cui invitava amici e ospiti fidati ad ascoltare le sue ultime creazioni.
Di fronte all’organetto, a tutta parete nelle sue imponenti dimensioni, la riproduzione della monumentale ‘Entrata di Cristo a Bruxelles nel 1889’, forse la più celebre tra le opere di Ensor, in tutta la sua pungente parodia che risulta in un carnevale mascherato e grottesco.
Mascherato e grottesco sono forse le parole che più si associano a gran parte della composizione di Ensor, figura decisamente stravagante e controversa, come i suoi dipinti. Un’arte bizzarra, singolare, un melting pot di tanti stili diversi, di arte passata e contemporanea, di espressionismo kafkiano e parodia pirandelliana, di risate amare e accusatorie, di messe in scena nel teatro-realtà della società a lui contemporanea.
Di volti travestiti da maschere che si mescolano alla gente comune e si sparpagliano per le strade, in un mondo in cui il confine tra realtà e finzione e tra vita e teatro diventa così sottile da essere irriconoscibile, così come nell’ “Intrigo”, l’ultimo dipinto che ammiriamo prima di lasciarci alle spalle il piccolo mondo di questa casa-museo sulla costa belga, che ci racconta di un artista unico nel suo genere.