Sperimentazione e colore nelle opere di Raoul Dufy

Raoul Dufy | opere

Raoul Dufy (1877-1953). “30 ans ou la vie en rose”. Huile sur toile, 1931. Paris, musée d’Art moderne.

SPERIMENTAZIONE E COLORE NELLE OPERE DI RAOUL DUFY

Raoul Dufy nacque da una famiglia umile e di modeste condizioni economiche.
Suo padre era un organista e trasferì al figlio Raoul la passione per la musica, che l’artista coltivò per tutto il resto della vita trasferendola anche nelle sue opere.

Nelle opere di Raoul Dufy c’è sperimentazione e colore, un desiderio costante di comunicare attraverso la luce e grazie a ciò che la vita riserva a colui che è stato uno dei più grandi interpreti della storia dell’arte, a cavallo tra impressionismo e fauvismo.

Le opere di Raoul Dufy

Raoul Dufy | dipinti

Raoul Dufy (1877-1953). “La Jetée, promenade à Nice”. Huile sur toile, 1926. Paris, musée d’Art moderne.

Raoul Dufy fu autore di opere monumentali come la monumentale “La Fée Electricité” (La Fata Elettricità, 1937 – 1938) conservata presso il Musée d’Art Moderne de Paris. Uno dei dipinti più grandi al mondo, di una lunghezza complessiva di 6 metri, composto da 250 pannelli e commissionatogli dalla “Compagnie Parisienne de Distribution d’Électricité” per essere esposto nel Padiglione dell’elettricità all’Esposizione Internazionale del 1937 a Parigi.
Grazie alla sua capacità di catturare le atmosfere, i colori e l’intensità della luce e a trasferirli sulle sue tele, divenne il pittore della gioia e della luce. In grado di sperimentare fino alla fino alla sua ultima opera.

A causa di una crisi finanziaria della famiglia, nel 1891 il giovane Raoul fu costretto a cercare lavoro a Le Havre, un ambiente particolarmente stimolante che lo avvicinò a due maestri dell’impressionismo come Monet e Pissarro e che successivamente, nel 1905, lo lo portò ad avvicinarsi alla più moderna pittura di Matisse.

Il 1903 fu l’anno della sua prima volta al Salon des Indépendants, nel quale espose fino al 1936 e poi fu accettato nel 1906 al Salon d’Automne (fino al 1943).
La sua attività artistica da allora non conobbe interruzioni e, dal 1910, ampliò la sua attività nel campo delle arti decorative affermandosi con successo in una produzione assai vasta, dalla xilografia alla pittura e alla grafica, dalle ceramiche ai tessuti, dalle illustrazioni alle scenografie.

RAOUL DUFY E CÉZANNE

Raoul Dufy è un esponente del movimento che si rifà ai grandi nomi del post-impressionismo, Van Gogh, Gauguin e soprattutto Cézanne che gioca un ruolo di assoluto rilievo all’interno dell’avanguardia artistica.
Georges Braque e Dufy si conoscono e dipingono insieme gli stessi siti amati da Cézanne, alberi scheletrici e angolosi, case cubiche, baie schematizzate. Insieme creano composizioni dalla gamma cromatica ridotta e caratterizzate da una certa austerità, finché Dufy torna a Parigi e scopre il colore.

RAOUL DUFY e L’INCISIONE, I LIBRI, LA MODA E LA DECORAZIONE

Raoul Dufy realizza le prime xilografie nel 1907 per illustrare una raccolta di poesie di Fernand Fleuret (Friperies, pubblicata nel 1923) e poi il Bestiario o Il corteggio d’Orfeo di Guillaume Apollinaire (pubblicato nel 1911), un’opera cui Picasso aveva rifiutato di lavorare.
Dufy  si ispira ai bestiari medievali e crea delle immagini che sono un capolavoro di inventiva, giocando sui contrasti del bianco e del nero.
A partire dal 1925, inoltre, riproduce l’atmosfera pittoresca delle città del meridione francese illustrando alcuni libri come La terre frottée d’ail di Gustave Coquiot, La belle-enfant o l’amour à quarante ans di Eugène Montfort (1930) e Le avventure prodigiose di Tartarin di Tarascona (1937).
Paesaggi agresti, mazzi di fiori selvatici, scene di vita rurale, nature morte in giardino, sono i temi principali di queste opere eseguite ad acquerello.

Risale alla fine del 1910, invece, l’incontro con lo stilista Paul Poiret, grande ammiratore delle xilografie del Bestiario, che propone a Dufy di creare un laboratorio artigianale per la stampa su tessuto, la Petite Usine.
Dufy traspone la tecnica della xilografia in ambito tessile, studia con l’aiuto di un chimico tutte le fasi della produzione e disegna per la maison Poiret sontuose stoffe stampate per la moda e l’arredamento.
Quel primo successo vale a Dufy un ingaggio da parte della seteria lionese Bianchini-Férier dal 1912 al 1928. Adatta le sue creazioni tessili alla produzione industriale e attinge in quell’ambito ai suoi motivi prediletti: i fiori, tra i quali la rosa; le fantasie animalier ed esotiche; il mare e i soggetti mitologici; ma anche Parigi, la vita contemporanea e lo sport; e per finire le decorazioni astratte e geometriche il cui vero protagonista è il colore stesso.
Questa attività lo porterà a realizzare i quattordici parati monumentali che adornano la chiatta Orgues in occasione dell’Esposizione internazionale delle arti decorative e industriali moderne del 1925.
Data la loro qualità e creatività, quelle decorazioni, i cui bozzetti a gouache sono vere e proprie opere d’arte a sé stanti, si inscrivono appieno nella corrente art déco e contribuiscono allo sviluppo dello stile di Dufy, realizzando nel corso della carriera una straordinaria alleanza tra pittura e arte decorativa.

Raoul Dufy | bagnante

Raoul Dufy (1877-1953). “Nu couché”. Huile sur toile, 1930. Paris, musée d’Art moderne.

LA BAGNANTE DI RAOUL DUFY

L’opera di Raoul Dufy è costellata di ricordi dell’infanzia trascorsa a Le Havre, tra le quali la bagnante osservata sulla spiaggia di Sainte-Adresse che ai suoi occhi rappresenta “la prima rivelazione della bellezza plastica”.
Dufy trasforma la figura della bagnante in un motivo iconografico centrale e ricorrente delle sue opere, declinandola in un numero infinito di varianti.

La Bagnante di Dufy si arricchisce di una dimensione mitologica e allegorica tramite il rimando alla figura di Anfitrite, che compare nel repertorio decorativo di Dufy nel 1925, dopo il viaggio in Italia e la scoperta dei siti antichi della Sicilia del 1922. Ma si intravedono i richiami alla Venere di Botticelli e ritornerà questa figura anche nelle coppe, nelle piastrelle in maiolica e nei vasi realizzati a partire dal 1922 con il ceramista Josep Llorens Artigas.

Non c’è una bagnante senza il mare e Raoul Dufy non smetterà mai di rappresentare i paesaggi marittimi, dalla Normandia alla Provenza.
L’amore che nutre per il mare, i porti e le località di villeggiatura costituisce la sua prima fonte di ispirazione e domina tutta la sua opera. È affascinato dallo spettacolo della natura, dall’intensità della luce e dai suoi riflessi sull’acqua, dall’estensione dei panorami, oltre che dall’animazione che caratterizza i luoghi di svago della buona società nel periodo tra le due guerre.

RAOUL DUFY IN ITALIA

Da marzo a maggio del 1922, Raoul Dufy viaggia per l’Italia, visita Firenze, Roma, Napoli e poi la Sicilia.
Pur non dipingendo vedute di città italiane, rimane impressionato dalla natura e realizza una ventina di dipinti ispirati da quel viaggio, in cui la luce del Mediterraneo gli permette di semplificare la sua gamma cromatica.
Per riprodurre la vegetazione ricorre all’arabesco e al ghirigoro pur conservando l’apparenza strutturale dei tronchi. Procede nello stesso modo per raffigurare le nuvole, le tegole dei tetti e il mare. Tutti questi segni diventeranno elementi identificativi del suo stile.

Ecco cosa scrive Dufy durante il suo soggiorno in Sicilia:

“Sono nello stato d’animo di uno di quegli edonisti inglesi che hanno viaggiato a lungo e ci annoiano con il racconto dei loro vagabondaggi. Sono a Porto Ulisse, penso a Omero”

RAOUL DUFY, IL GRANO, I CAVALLI E LA MUSICA

Nelle opere di Raoul Dufy c’è la natura ma, a partire dal 1910, ci sono anche le stagioni e il lavoro nei campi.
I covoni di grano entrano nel suo repertorio decorativo dal 1919 e negli anni trenta dedica una serie di dipinti ai campi di grano rifacendosi a Van Gogh, un maestro che ammira.

La fama però arriva con le scene raffiguranti corse di cavalli negli anni venti e trenta.
Le opere ispirate al mondo dell’ippica sono popolate da modelle e signore eleganti vestite con abiti di grandi stilisti, da fantini dalle casacche multicolori e dai tutti quei personaggi che ruotano intorno al mondo degli ippodromi.
Dal 1923 al 1924 dipinge gli ippodromi francesi di Deauville, Chantilly e Longchamp e nel corso dei suoi soggiorni in Gran Bretagna, dal 1930 al 1932, quelli di Ascot, Epson e Goodwood.
Rispetto a Edgar Degas, non sono tanto i cavalli, i fantini o il movimento a interessarlo, ma l’insieme dello spettacolo delle corse in una sintesi abbagliante di colori. Prendendosi grandi libertà con la prospettiva, dipinge soggetti fuori scala per esaltarne l’importanza e trascura invece i dettagli.

La musica, lui che era nato in una famiglia che viveva di musicisti, nelle sue opere non manca.
Sin dagli esordi esprime la sua passione per quell’arte con l’Orchestra di Le Havre del 1902, seguita da Omaggio a Mozart nel 1915. Quelle tele fanno da preludio alle numerose rappresentazioni di orchestre, quintetti, balletti, nature morte con strumenti musicali e omaggi ai grandi compositori come Mozart, Bach, Debussy, che illuminano il suo lavoro degli anni quaranta.
Negli anni dieci, inoltre, Guillaume Apollinaire introduce l’artista nell’ambiente letterario e Dufy inizia a frequentare gli esponenti dell’avanguardia musicale e a disegnare scenografie per il teatro.

Durante gli anni della guerra, la musica assume un ruolo preponderante, improvvisa concerti privati nel proprio studio, frequenta il teatro municipale e assiste a spettacoli di sardana e carnevali.
Traspone quell’atmosfera nella propria pittura e ritrae orchestre sinfoniche e concertisti in azione. Crea visioni immaginarie in cui si mescolano musica e teatro attraverso la figura di Arlecchino, emblema della commedia dell’arte e del carnevale di Venezia che scopre durante il suo primo soggiorno nella città dei dogi nel 1938. Soggetto prediletto di numerosi pittori, da Cézanne a Picasso, quel personaggio dalle mille sfaccettature gli ispira dal 1939 al 1946 una serie di arlecchini musicisti.

RAOUL DUFY E LA FATA ELETTRICITÀ

La Fata Elettricità (La Fée Electricité) è “il dipinto più grande del mondo”.
Concepita e realizzato da Raoul Dufy per il padiglione della luce e dell’elettricità, per l’“Esposizione internazionale delle arti e delle tecniche nella vita moderna” di Parigi (1937), è stato realizzato in appena undici mesi.
Della documentazione scientifica si occupa il fratello dell’artista, Jean Dufy, assistito da un esperto, ma lo stesso artista prende appunti e incontra alcuni scienziati.

Il pittore lavora su 250 pannelli di compensato di 2 x 1,20 metri e, in una fabbrica dismessa che funge da atelier, allestisce un vero e proprio cantiere. Una volta dipinti, i pannelli vengono avvitati su un telaio metallico.

Dufy sceglie di impiegare i colori Maroger (“olio resinato, emulsionato in acqua gommata”) per il loro breve tempo di essiccazione. La duttilità e la trasparenza della pittura la fanno assomigliare all’acquerello. Oltre a uno studio in scala 1/10, il pittore realizza numerosi disegni, acquerelli, disegni su carta da lucido che utilizza per tracciare sui pannelli i contorni delle forme fotografate su lastre di vetro e poi proiettate, con una lanterna magica, nella scala desiderata.

Come una sorta di poema sinfonico, questa grande decorazione “poetica, storica e pittorica” evoca l’osservazione e l’invenzione dell’elettricità da parte di scienziati e inventori, disposti in fregio dall’antichità ai giorni nostri, e gli effetti delle loro scoperte sulla vita quotidiana e sul progresso dell’umanità.
L’artista inserisce piccoli episodi narrativi ispirandosi alla tecnica del fotomontaggio, incastra le storie una nell’altra, e modifica le scale, sopprimendo la prospettiva e l’orizzonte. Utilizza grandi campiture di colore per collegare visivamente le scene l’una all’altra.

Raoul Dufy | opere mare

Raoul Dufy (1877-1953). “Régates aux mouettes”. Huile sur toile, vers 1930. Paris, musée d’Art moderne.

IL RUOLO DI DUFY NELLA STORIA DELL’ARTE

Spesso non compreso a fondo, a causa dell’apparente semplicità del suo tratto pittorico, Raoul Dufy in realtà ebbe una formazione articolata e complessa, che lo portò a sperimentare per tutta la sua vita.
Inizialmente influenzato dall’Impressionismo, successivamente si accostò al Fauvismo ispirandosi alle figure di Matisse, Braque e Cézanne. La particolarità di Dufy risiede nel dissociare gradualmente, nel corso della sua maturazione artistica, il colore dal disegno, semplificando il più possibile ed anteponendo in tal modo la forma al contenuto.
Egli segue, nell’arco della sua carriera artistica, la teoria secondo cui il colore serve ai pittori per captare la luce e illuminare le sue opere.

Dufy fu un artista alla perenne ricerca di stimoli e sperimentazione, in grado di rendere l’arte impegnata ma allo stesso tempo leggera.

 

 

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